Una petizione popolare (prevista dallo Statuto regionale) per raccogliere le firme dei pugliesi stanchi di essere vessati da una tassazione aggiuntiva regionale oppressiva e indurre il presidente Vendola a ridurla. Parte all’attacco di Nichi Vendola il gruppo Pdl-FI alla Regione (il capogruppo Ignazio Zullo, Erio Congedo, Giammarco Surico, Nino Marmo, Pietro Lospinuso, Antonio Scianaro e Luigi Mazzei). “La Giunta regionale – hanno spiegato questa mattina durante una conferenza stampa – ha imposto ai contribuenti pugliesi, dal 2007 al 2013, tasse aggiuntive per un importo di 1,865 miliardi, introducendo incrementi delle accise su tutto quanto possibile: Irpef, Irap, gas metano, deposito rifiuti in discarica, etc).?La grave crisi occupazione che sta vivendo la Puglia è anche la conseguenza di questa pressione fiscale che penalizza i consumi interni, sottraendo ai pugliesi centinaia di milioni di euro che avrebbero potuto essere impiegati per sostenere l’economia e, di riflesso, il lavoro. Ma – secondo i consiglieri di Forza Italia – sono stati penalizzati anche i servizi sanitari, con liste d’attesa allungate, strutture sanitarie sempre più fatiscenti, sprechi non eliminati, personale sotto organico, imposizione della tassa fissa di 1 euro per ricetta farmaceutica e di 10 euro per ricetta specialistica, etc.?Dalle ultime valutazioni di bilancio della spesa sanitaria i dati registrano avanzi di spesa con saldi positivi. Di qui la richiesta forte per la riduzione della tasse (almeno per un importo di 250 milioni, ossia il corrispettivo della somma che è stata sbloccata dal ministero a favore della Regione per via dell’uscita dal Piano di rientro), supportata dalla petizione.?“Visto che il presidente Vendola non ha raccolto i nostri inviti precedenti verso la riduzione della imposizione fiscale – ha commentato il presidente Zullo – , mi auguro che ascolti almeno la volontà dei pugliesi”. ?Alla conferenza stampa hanno partecipato anche anche il coordinatore regionale e il vice coordinatore regionale rispettivamente Francesco Amoruso e Antonio Di Staso.