La Puglia si dota di una legge antiviolenza sulle donne. A muoversi con la Regione guidata da Nichi Vendola, che ha immediatamente abbracciato il progetto dell’assessore uscente alla Sanità Elena Gentile, solo altre sette regioni in Italia (Veneto, Campania, Lombardia, Sicilia, Lazio, Valle d’Aosta e Sardegna). Al 31 gennaio 2014 risultano già operativi 18 Centri antiviolenza, 7 Case Rifugio e 2 Case rifugio per vittime di tratta. Tutti gli Ambiti territoriali che nel primo semestre del 2014 hanno approvato i Piani sociali di zona 2014-16 hanno stanziato mediamente circa 50mila euro per dare copertura alla spesa annuale dei Centri antiviolenza e per il pagamento delle rette per l’accoglienza urgente in casi di abuso, maltrattamento e violenza.
LA LEGGE IN SINTESI
È un articolato abbastanza snello che nella prima parte indica in maniera esplicita: i principi a cui la norma si ispira, le definizioni, le finalità e gli obiettivi. Nella seconda parte declina, in maniera puntuale il sistema delle responsabilità a partire dagli interventi regionali e, a seguire, di quelli posti in essere dal sistema delle autonomie locali. Nella terza parte struttura il sistema di Governance per l’efficace conseguimento degli obiettivi e, in particolare, istituisce il Tavolo Interassessorile, con funzione di indirizzo politico, e prevede una Task force permanente quale organismo tecnico, a composizione variabile,con il compito di predisporre strumenti operativi ed integrati per l’attuazione della norma. Ruolo cardine viene affidato al corretto e costante monitoraggio del fenomeno, affidato ad una sezione dedicata dell’Osservatorio Regionale delle Politiche Sociali, introdotto dalla legge regionale 19/2006, nonché al lavoro di prevenzione da realizzare in collaborazione con le Istituzioni scolastiche e con il supporto degli Operatori della Comunicazione. Nel titolo della norma si fa riferimento all’autodeterminazione delle donne, poiché il fine non è solo di contrasto ma, per l’appunto, di prevenzione. L’obiettivo ultimo è quello di rendere concreto il messaggio legato all’opportunità concreta di uscire dal circuito della violenza potendo fare affidamento su un sistema di servizi competente, qualificato, “alleato”. Assistenza economica e alloggiativa, inserimento lavorativo, creazione di un fondo per il sostegno, anche economico, delle vittime: sono questi i problemi che occorre in primis affrontare quando ci si trova dinanzi ad una situazione di violenza. Assistenza alloggiativa indispensabile laddove occorra procedere con l’allontanamento della donna, sola o con figli minori, dall’abitazione familiare; assistenza economica, nelle more di attivare un idoneo percorso di inserimento o reinserimento socio lavorativo, creazione di una rete di protezione che possa davvero garantire la sicurezza della donna e degli eventuali figli. Significativo, in proposito, le sinergie attivate sia con l’assessorato all’urbanistica, d’intesa con il quale è stata definita una riserva nella quota di alloggi di ERP, nella disponibilità dei sindaci, e con l’assessorato all’istruzione e alla formazione, sia per quel che riguarda il coinvolgimento attivo delle scuole, sia per quanto attiene alla necessità di elaborare percorsi comuni di inserimento socio-lavorativo, anche a valere su risorse FSE.
LE RISORSE FINANZIARIE
Il finanziamento della legge è assicurato per 900.000 euro. La piena attuazione potrà contare anche su altri interventi collegati. I programmi antiviolenza trovano copertura finanziaria nei fondi nazionali assegnati annualmente alle regioni dal Governo. La Puglia avrà circa 800.000 euro, grazie anche al numero di CAV attivi e alle Case rifugio, frutto dell’investimento fatto negli ultimi anni dall’amministrazione regionale. Nella programmazione in corso per il sessennio 2014-2020 sono stati già allocati 10 milioni di euro per progetti integrati di inclusione attiva rivolti alle vittime di violenza. L’art. 18 prevede, inoltre, la possibilità che la Giunta regionale, attraverso la più opportuna integrazione di risorse, finanzi iniziative di rilevanza regionale, anche a carattere sperimentale, definendo il concorso al finanziamento da parte delle diverse aree di policy. Entro gennaio 2015, inoltre, dovranno essere realizzate altre 3 case rifugio.