Dal primo giugno prossimo i lavoratori delle Udt (Unità di degenza territoriale) del Gargano (Vico, Vieste e Sannicandro Garganico) passeranno alle dipendenze della Sanitaservice srl, la società in house dell’Asl di Foggia. “A gioire per la strategia messa in atto dalla direzione aziendale sono i 52 lavoratori che si occupano del servizio di assistenza infermieristica, ausiliariato e somministrazione dei pasti – spiegano in una nota da Piazza della Libertà -. La stessa Regione Puglia, con le recenti Linee guida in materia di ‘Criteri di organizzazione e gestione delle società strumentali alle attività delle aziende ed enti del Servizio Sanitario della Puglia’, ha annoverato tali servizi tra quelli da autoprodurre direttamente dalle Aziende sanitarie attraverso proprie società e con affidamento in house providing”.
La tipologia di assistenza fornita nelle Unità di degenza territoriali va infatti annoverata tra i Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) e, come tale, deve essere garantita attraverso il Servizio Sanitario nazionale. “Del resto è evidente l’importanza strategica del servizio – continuano dall’Asl -, considerato che presentano una valida alternativa all’assistenza domiciliare integrata, nei casi in cui il paziente necessita di un intervento maggiormente continuativo e quindi molto oneroso per la famiglia e la stessa Azienda sanitaria. Sono, inoltre, una alternativa ai ricoveri ospedalieri inappropriati: decongestionano gli ospedali grazie anche al coinvolgimento nella loro gestione dei medici di medicina generale”. La gestione del servizio con la società strumentale dell’Asl costerà più di 1,3 milioni di euro all’anno. “Tutto questo – precisa il direttore generale Attilio Manfrini – a dimostrazione che la buona sanità è frutto di valide strategie e condivisione e che non solo il “privato”, ma anche il “pubblico” è in grado di offrire prestazioni soddisfacenti, salvaguardando salute pubblica e lavoro”.
Dal processo per truffa al consorzio Astir
Nel 2009 l’Asl di Foggia, pochi mesi dopo la creazione della Sanitaservice srl, decise di andare in controtendenza, affidando alla cooperativa Css di Isernia gli Udt (unità di degenza territoriale) di Vico del Gargano, Vieste e Sannicandro Garganico. In tutto, 39 posti letto presso i quali, per 36 mesi, la coop avrebbe dovuto svolgere i servizi di assistenza infermieristica, di ausiliariato e somministrazione pasti. Solo che, di lì a poco, arrivarono i problemi giudiziari: vennero falsificate delle determine per pagare prestazioni mai avvenute (il processo è ancora in corso). Come accade spesso in Italia, a pagare furono i lavoratori, che dovettero sopportare clamorosi ritardi nei pagamenti degli stipendi.
Allora, è bene precisarlo, il servizio – stranamente non affidato allora alla società in house di Piazza della Libertà – aveva un costo di 112mila euro al mese. Il contratto, se non fosse stato per il processo in corso che ha fatto fuggire via l’ex presidente Liberato Volpe, sarebbe scaduto il 31 gennaio del 2013 (con facoltà di rinnovo per un altro anno e mezzo). Ma a marzo dello scorso anno, presso gli uffici dell’Asl, si è tenuto un incontro tra il management e la società per “discutere e concordare le modalità di rescissione bonaria del contratto”. Fin qui, tutto regolare. Al punto che, con gli incontri successivi, veniva sottoscritta la “risoluzione consensuale del contratto (a far data dal 30 aprile 2012 e comunque non oltre il 15 giugno 2012), nonché le condizioni da definire bonariamente e ogni reciproca pretesa relativamente ai servizi appaltati”.
Finito il rapporto, l’Azienda sanitaria locale avrebbe dovuto procedere con un nuovo avviso pubblico. Ma siccome siamo nel Belpaese, è arrivata immediatamente una nota della seconda in graduatoria nella prima gara, il consorzio “Astir” di Prato, favorevolissimo a “subentrare nella gestione dei servizi appaltati”. Anzi, si è andati anche oltre, con l’Asl che con solerzia, dopo qualche mese, chiede al consorzio di presentare una richiesta di “subentro nel contratto, alle medesime condizioni contrattuali dell’originario aggiudicatario”. Qualche giorno dopo, ecco l’offerta: poco più di 110mila euro al mese, ma con il personale impegnato per molte meno ore rispetto al primo rapporto contrattuale con i molisani. A questo punto l’Asl interpella il direttore sanitario dei distretti socio sanitari di riferimento dei servizi, il dottor Michele Carnevale, per chiedere un parere. Ecco la risposta: “Si chiede, al fine di assicurare lo stesso servizio e lo stesso orario di lavoro della precedente gestione da parte degli infermieri professionali ed ausiliari, la necessità di incrementare l’orario di entrambe le categorie a 1.320 ore mensili”. In pratica, il monte ore garantito dalla Css di Isernia. Alla fine di agosto scorso, il capo del Patrimonio, Ettore Magaldi, invia una nota alla Astir per chiedere l’adeguamento alle condizioni previste dal direttore del distretto.
L’Astir non ha problemi, ma chiede 125.352 euro al mese: quasi 15mila euro in più rispetto alla gestione precedente. L’Asl, ritiene l’offerta inadeguata, e la “lima” fino a 119mila euro, calcolando l’adeguamento contrattuale previsto dalle tabelle ministeriali. Nel frattempo, però, paga regolarmente (cosa che non era accaduta con il precedente rapporto). E affida il servizio senza passare per un avviso pubblico. Roba che, ai tempi della centralizzazione degli acquisti e della centralizzazione regionale degli appalti, fa riflettere sulle scelte nella gestione dei servizi. Elemento decisivo delle dimissioni dell’ex direttore generale Ruggiero Castrignanò, prima del passaggio di consegne a Manfrini, l’ingegnere cerignolano da sempre convinto della bontà del processo di internalizzazione.
Foggia
26/05/2014