“Non giriamo più le spalle al mare”. È questo l’appello del presidente dell’Autorità Portuale, Gaetano Falcone che ieri ha presentato il Piano di sviluppo del sistema portuale di Manfredonia. Dopo una lunga telenovela e le continue voci sulla soppressione dell’ente, Falcone punta al rilancio. Ma prima, il presidente ha qualche sassolino da togliere. “Secondo il presidente dell’Ap di Genova, Luigi Merlo, Manfredonia non ha portualità. Io gli rispondo che esiste dall’antica Sipontum e che questa città è da sempre riconosciuta come la porta dell’Oriente. Abbiamo un porto commerciale e quello degli alti fondali sul quale bisognerà intervenire per ristrutturarlo”.
E poi ancora: “Si dice che i traffici sono ai minimi storici ma è falso. Il trend è in crescita”. A preoccupare sono però gli eccessivi costi del canone demaniale: “Imprese costrette a pagare 500mila euro, soldi che vanno via dal nostro territorio”.
A rendere ancora più complessa la situazione della portualità sipontina ci si mette anche la disparità di trattamento tra nord e sud. “Delle 24 Ap italiane, 10 saranno soppresse e di queste ben 7 sono del meridione. In Italia c’è una differenza territoriale che è sotto gli occhi di tutti. Per ristrutturare il porto servono 60 milioni di euro ma qualcuno preferisce puntare su un porto offshore a Venezia che costerà addirittura 2,5 miliardi”.
A circa due mesi dalla storica apertura dei cantieri per la manutenzione straordinaria della
pavimentazione delle banchine, della rete di smaltimento delle acque meteoriche e di
quelle nere e il riordino dei sottoservizi nel porto commerciale, Falcone ha presentato agli stakeholders ed alla comunità una nuova visione del porto di Manfredonia. L’obiettivo è riscrivere la storia e le modalità di fruizione per consacrarlo a elemento totalmente connesso ed integrato alla città. Ciò sarà possibile grazie al “Piano” presentato ieri attraverso linee guida per la redazione del piano regolatore portuale. Si tratta in pratica di un attento studio del contesto, delle infrastrutture portuali e del territorio di riferimento, che contiene la definizione degli obiettivi di crescita del sistema infrastrutturale. Studio realizzato dalla Acquatecno, leader nazionale nel settore.
La proposta progettuale ha consentito di delineare un ampio ventaglio di possibilità di
rilancio per il porto di Manfredonia che potrà qualificarsi come terminale marittimo di
riferimento lungo le direttrici di traffico nazionali ed internazionali individuate dai corridoi
trans-europei I e VIII, porto multifunzionale al servizio del proprio territorio di riferimento,
l’intera Capitanata, centro d’eccellenza per la lavorazione del pescato “Distretto della
Pesca” e per la cantieristica tradizionale “Distretto della cantieristica storica”, infine,
terminale marittimo di riferimento per gli itinerari ambientali e turistici caratterizzanti la
costa e l’entroterra del nord della Puglia, nonché per gli itinerari turistico – religiosi le cui
mete principali sono i santuari di S. Pio a San Giovanni Rotondo e di S. Michele Arcangelo
a Monte Sant’Angelo.
L’obiettivo generale è quello della sistemazione e completamento dell’area funzionalmente
e logisticamente collegata al Mercato Ittico e situata in una posizione strategica all’interno
dell’area portuale, sulla Banchina di Tramontana, con servizi funzionali alle attività di pesca
e di potenziamento dell’intero settore. Inoltre, si procederà all’adeguamento dei punti di
sbarco alla normativa vigente in materia di sicurezza alimentare e riqualificazione delle
banchine, per la messa in sicurezza dei pescatori durante la fase di sbarco e di lavoro,
nonché al miglioramento dei servizi a terra per i pescatori e tutto il personale tramite
l’installazione di 2 blocchi prefabbricati da adibire a bagni pubblici, uno sulla banchina di
Tramontana e uno sul Molo di Levante. Saranno messi a disposizione degli operatori della
pesca dei piccoli magazzini per migliorare le condizioni igieniche della conservazione,
diminuirne l’usura dovuta alla prolungata esposizione alle condizioni atmosferiche e ridurre
la possibilità di sottrazione delle reti e degli attrezzi di lavoro, ad oggi lasciati incustoditi
sulle banchine. Infine, sarà assicurato ai pescatori un luogo sicuro ed adeguato al lavoro
delle reti attraverso la sistemazione di un’area demaniale interna alla Banchina di
Tramontana, di circa 1.500 mq di superficie.
Tra le altre cose si procederà alla ripavimentazione stradale, al riordino e
all’ampliamento della rete idrica e di quella fognante, e si procederà alla realizzazione
dell’impianto di smaltimento delle acque meteoriche. Importante l’intervento per rendere
sostenibile l’impianto d’illuminazione, pensato per ridurne impatto e consumi;verrà poi
messo in opera il sistema di trattamento delle acque di sentina. Superfici riservate al
parcheggio, opere di arredo urbano, nuovi servizi igienici, zone Wi-Fi, aree per la pesca
sportiva completano il progetto. Ne emerge, sullo sfondo, l’idea di un porto “integrato”,
che disegna un sistema portuale del tutto nuovo, fornito di una logistica avanzata e
potenzialmente aperto all’intera città.