“Concreto e attuale pericolo di reiterazione della condotta criminosa”. Lo scrive il giudice Sicuranza nell’ordinanza sull’arresto dell’ex presidente del Consiglio comunale, Leonardo Iaccarino. Per il politico 44enne, il gip ha stabilito il carcere proprio in virtù di una presunta pericolosità sociale che lo avrebbe portato a delinquere anche dai domiciliari. È “evidente – si legge nell’ordinanza – il rodaggio del sistema da lui adottato, dalla sistematica condotta appropriativa di risorse pubbliche (anche per pochi euro, come nel caso dell’acquisto di una ‘tracolla jeans portacomputer’), dal completo spregio del proprio senso del dovere e dell’onore che dovrebbe connotare l’agire di qualunque soggetto investito di un munus publicum, laddove lo Iaccarino addirittura si vanta anche con i suoi colleghi vigili del fuoco degli abusi che compie con metodicità nell’esercizio dei poteri propri del presidente del Consiglio comunale di Foggia, arrivando finanche ad esaltarsi quando rimprovera la moglie del fatto che gli altri comprano laddove lui ruba (‘M. mo tengo la possibilità di rubarmi 600 euro dal Comune e mo mi devi rompere i coglioni… C’è la gente che va a comprarli ed io li vado a rubare’)”. Secondo il gip, con questa frase, Iaccarino opera una “confessione stragiudiziale dell’illecito penale appena consumato in danno del Comune di Foggia”. Il riferimento sarebbe all’acquisto di materiale informatico da Euronics, addebitato all’Ufficio Economato di Palazzo di Città ma finito in parte a casa del politico e in parte a casa di una sua “intima amica”.
“Iaccarino – riporta ancora l’ordinanza cautelare – non mostra remora alcuna a dare una pessima immagine di sé e del ruolo da lui ricoperto nei vari esercizi commerciali della città (contribuendo ad ingenerare e/o ad acuire sfiducia dei cittadini nei confronti della classe politica, sebbene locale) della capacità, di chiara matrice personalistica, di inserirsi nelle disfunzioni ed anomalie della macchina pubblica (forse anche appositamente alimentate) per trarne un lucro indebito“.
Nemmeno è bastata la “lezione” delle pistolettate di Capodanno che gli valsero il posto di presidente del Consiglio comunale. Il giudice scrive: “Se è vero che il consiglio comunale di Foggia con delibera del febbraio 2021 ha revocato la carica di presidente del consesso in favore dello Iaccarino, è anche vero come tale circostanza non assuma alcun rilievo per elidere le esigenze cautelari, conservando comunque lo Iaccarino il ruolo di consigliere comunale, ruolo per il quale egli stessi rivendica la potenzialità criminogena discutendo con un altro consigliere (‘…Oh, mo posso fare tranquillamente il consigliere comunale di maggioranza!…’)”.
Il dirigente ridicolizzato
Stando a quanto riportato sull’ordinanza, “l’esame dei copiosi elementi emersi nei confronti dello Iaccarino ha offerto certa contezza di come egli sia perfettamente inserito nel tessuto comunale, arrivando finanche a ridicolizzare, con la sua arroganza politica, il dirigente comunale M.M. (definito ‘pisciaturo’ con i suoi collaboratori), allorché si è auto-autorizzato le spese (ovviamente finalizzate a soddisfare privati interessi) relative al capitolo di spesa appannaggio della Presidenza del Consiglio comunale. Lo Iaccarino, nondimeno, ha intessuto stretti rapporti con altri dipendenti comunali (come P.F., il quale – come si legge in più passi della esaustiva informativa finale – spera che lo Iaccarino possa aiutarlo nel sistemare il figlio alle dipendenze del Comune, e quindi è animato da una finalità improntata al do ut des, sicché pare stagliarsi abbastanza netta la sua responsabilità concorsuale), che ben potrebbero ancora aiutarlo (pure per timore di eventuali propalazioni compromettenti dell’indagato) nel portare avanti in modo del tutto distorto le funzioni pubbliche”.
“Sono un affarista nato”
Secondo il gip, “Iaccarino si dimostra particolarmente ritorsivo con chiunque abbia l’ardire di porsi sulla strada dei suoi interessi di natura economica (‘…io sono un affarista nato… io vivo di affari… perché io guadagno su quelle cose… i soldi che mi prendo in tasca…’)”. Poi il riferimento ad un’intercettazione emblematica: “Iaccarino, parlando con i suoi colleghi vigili del fuoco, arriva a dire – tra l’altro – che fino a quando lui farà politica non sarà mai installato nei pressi della loro caserma il semaforo richiesto, giacché gli è stato impedito di poter trarre un’altra fonte di lucro dall’installazione delle ‘macchinette, il distributore del caffè, l’acqua, quello quell’altro’”.
Così Iaccarino intercettato: “Scusami se io sono un affarista nato, io vivo di affari, a me le chiacchierate a perdere tempo mi scocciano… me ne vado da un’altra parte… ho parlato con lui e ho detto: mi fai mettere a me le macchinette, il distributore del caffè, l’acqua, quello quell’altro… si, si, si preventivo… abbasso un po’ i prezzi… si si si… perché io guadagno su quelle cose… i soldi che mi prendo in tasca… ok… tu poi ci dai una mano per la caserma… si ho detto io… a me… basta che facciamo sempre cambio… tu mi chiedi un favore e io te ne chiedo subito un altro… si si si… vado a vedere e hanno messo le macchinette di un altro… possiamo mettere il semaforo? Devi morire… proprio così… puoi far mettere un po’ di asfalto? Devi crepare… ora sono morti… il semaforo lo sai quando lo vedi tu alla caserma dei pompieri nuova? Quando io ho finito di fare politica… sono andato da Landella e ho detto Franco ti posso chiedere una cortesia? Dimmi Leo… qualsiasi cosa che ti chiedono…”.
“Unica misura, il carcere”
Il giudice ha optato per la massima custodia cautelare riguardo a Iaccarino motivando così la decisione: “È evidente come la meno afflittiva misura degli arresti domiciliari, pure se disposta con particolari modalità di controllo, non potrebbe giammai impedire allo Iaccarino di continuare a coltivare, magari anche per interposta persona o con un qualunque mezzo di comunicazione non altrimenti controllabile dalle forze di polizia, quei rapporti con un sottobosco al quale appare sconosciuto il rispetto non solo della legalità ma anche di quel minimo di decoro e di reputazione personale”.
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