Ci sarebbero le prime risposte ai dubbi degli inquirenti nelle chat estrapolate dal telefono del professionista barese morto il 9 maggio scorso all’interno di un centro massaggi del quartiere Picone. L’uomo, 55 anni, è deceduto durante un trattamento nello stesso luogo in cui, a ottobre 2024, un 60enne aveva perso la vita in circostanze simili. Un dettaglio che ha insospettito la Procura di Bari, portando all’apertura di un fascicolo per “morte come conseguenza di altro reato” e “sfruttamento della prostituzione”.
Chat sospette e farmaci sequestrati
Il fascicolo è seguito dalla pm Savina Toscani, che ha disposto accertamenti tecnici sul telefono della vittima e una consulenza medico legale per stabilire le cause esatte della morte. L’autopsia è stata effettuata dieci giorni fa dal professor Biagio Solarino nell’istituto di medicina legale del Policlinico di Bari. Al momento, l’ipotesi principale è quella di un malore, forse un infarto, causato da farmaci o da un mix di sostanze il cui esame tossicologico chiarirà la natura. Già sequestrati alcuni prodotti e medicinali trovati all’interno della struttura, mentre il corpo del 55enne presentava una ferita lacero contusa alla testa, presumibilmente provocata da una caduta conseguente al malore. Esclusa la presenza di segni di violenza: quelli inizialmente interpretati come compatibili con un possibile gioco erotico sarebbero in realtà semplici macchie cutanee.
Un centro massaggi “itinerante”
Ma la parte più delicata dell’inchiesta è un’altra. Come riporta La Gazzetta del Mezzogiorno, il contenuto delle chat ha indirizzato le indagini su un possibile scenario ben più ampio: secondo quanto emerso, il centro massaggi sarebbe stato in realtà un’attività “itinerante”, che su appuntamento e in base alle richieste dei clienti avrebbe offerto anche prestazioni sessuali. Non solo estetica e benessere, quindi, ma massaggi a luci rosse, da confermare però con ulteriori verifiche. La titolare della struttura è indagata per sfruttamento della prostituzione, mentre sono in corso le audizioni delle operatrici impiegate nel centro.
Un precedente inquietante
L’inquietudine cresce anche per il precedente: a fine ottobre 2024, sempre nel medesimo centro di Picone, un uomo di 60 anni era morto durante un trattamento. In quel caso a chiamare i soccorsi fu una delle massaggiatrici, mentre per il decesso del 9 maggio l’iniziativa è partita dalla compagna della vittima, che si è rivolta a un legale e ha nominato un proprio consulente tecnico per assistere agli accertamenti irripetibili.
Ora la Procura di Bari vuole vederci chiaro. Le indagini proseguono, nel più stretto riserbo, per far luce su una vicenda che potrebbe rivelare ben più di un tragico malore.