Chieste 54 condanne per oltre cinque secoli di carcere nel processo-bis “Game Over”, in corso davanti alla seconda sezione della corte d’appello di Bari. Gli imputati, tutti foggiani, sono accusati a vario titolo di traffico e spaccio di cocaina, con l’aggravante del metodo mafioso e dell’agevolazione della “Società Foggiana”. I sostituti procuratori generali Francesco Bretone e Maria Isabella Scamarcio hanno depositato una memoria di 89 pagine chiedendo la conferma delle condanne inflitte il 12 luglio 2024 in abbreviato dal gup, per un totale di 528 anni di reclusione.
I clan e il cartello della droga
L’indagine della Dda e dei carabinieri portò a 82 arresti il 24 luglio 2023. La Procura antimafia formulò 85 richieste di rinvio a giudizio per 100 capi d’imputazione, poi distribuiti in quattro tronconi processuali. Il cuore del sistema descritto dall’accusa ruota attorno all’alleanza fra le storiche batterie della “Società”: Sinesi-Francavilla, Moretti-Pellegrino-Lanza e Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese. Dal 2017 al 2018 i gruppi avrebbero operato insieme in regime di monopolio nella compravendita di cocaina, imponendo a grossisti e spacciatori il rifornimento esclusivo dalle batterie.
La droga veniva acquistata a 40 euro al grammo e rivenduta tra i 55 e i 60. Dieci chili al mese, pari a 50mila dosi, fruttavano circa 200mila euro che finivano nella cassa comune del sodalizio per mantenere affiliati, pagare le famiglie dei detenuti, finanziare spese legali e nuovi acquisti.
Le prove: pentiti, intercettazioni e liste
A sostenere il castello accusatorio ci sono intercettazioni ambientali e le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia: i “Capelloni” Ciro e Giuseppe Francavilla, Carlo e Michele Verderosa, Alfonso Capotosto, Giuseppe Folliero, Pietro Antonio Nuzzi e il “Meticcio” Danilo Pietro Della Malva. Secondo la Procura generale, i verbali dei pentiti trovano conferma nelle captazioni e nel sequestro, l’8 giugno 2017, in un’azienda agricola a Orta Nova, di un chilo di cocaina, un’arma e un foglio con la lista degli addetti allo spaccio, suddivisi in “piccoli” e “grossi”. Altri elenchi furono trovati nelle case di Alessandro Aprile detto “Schiattamurt” e Rocco Moretti junior, nipote omonimo dello storico boss, il 30 novembre 2018 e il 18 dicembre 2019.
La posizione dei collaboratori e gli sconti
Dei 58 condannati in primo grado, in 54 hanno proposto appello. Non lo hanno fatto i fratelli Francavilla, per vent’anni al vertice del loro clan, che si sono pentiti tra dicembre 2023 e gennaio 2024. A loro sono stati inflitti 5 anni e 4 mesi ciascuno, evitando i 20 anni riservati ai promotori del sodalizio. Tra questi figurano Aprile, Leonardo Lanza e Francesco Pesante alias “U’ Sgarr”, mentre Rocco Moretti senior detto “Il porco” è imputato in un troncone autonomo in corso a Foggia.
La Procura generale ha chiesto per Aprile e Lanza il riconoscimento della continuazione con le precedenti condanne nel processo “Decima Azione”, rispettivamente a 12 anni e 8 mesi e a 7 anni e 4 mesi. Per i pentiti Folliero e Carlo Verderosa, i pg si sono rimessi alle decisioni della corte circa eventuali riduzioni.
Sentenza attesa entro l’estate
Il processo d’appello è cominciato il 17 marzo. Si tornerà in aula il 19 maggio con le arringhe delle parti civili e dei difensori dei collaboratori. Nelle successive udienze interverranno gli altri legali. La sentenza potrebbe arrivare entro luglio. Intanto, per 46 imputati in carcere o ai domiciliari sono stati sospesi i termini di custodia cautelare, che sarebbero scaduti tra settembre 2025 e marzo 2026.
Condanne e assoluzioni in primo grado
A luglio 2024 arrivò la sentenza di primo grado del Tribunale di Bari con rito abbreviato. 20 anni per Alessandro Aprile, 8 anni per Vincenzo Bevilacqua, 12 anni per Carmine Bruno detto “Uba Uba”, 10 anni per Giuseppe Bruno (classe ’92), 12 anni per Leonardo Bruno, 12 anni per Marianna Bruno, 10 anni per Roberto Bruno, 12 anni per Vincenzo Bruno, 12 anni per Giuseppe Caggiano, 6 anni per Luciano Calabrese detto “Cupptill”, 9 anni e 10 mesi per Anna Catalano, 12 anni per Marcello Cavallone, 4 anni per Arnaldo Consalvo, 8 anni per Michele Consalvo detto “Mezza Lingua”, 2 anni e 8 mesi per Luigi Corsino, 6 anni per Domenico D’Angelo, 8 anni per Pietro Del Carmine detto “Pierino del Lavaggio”, 6 anni per Fabio Ciro De Leo, 10 anni per Michele De Leo, 8 anni per Leonardo Di Noio.
E ancora, 13 anni e 4 mesi di galera per Armando Ferraretti, 4 anni e 8 mesi per Giuseppe Folliero (collaboratore di giustizia), 5 anni e 4 mesi per Ciro Francavilla (collaboratore di giustizia), 5 anni e 4 mesi per suo fratello minore Giuseppe Francavilla (collaboratore di giustizia), 8 anni per Antonello Frascolla,12 anni per il fratello Gioacchino Frascolla, 10 anni per Luca Gesualdo, 10 anni per Salvatore Gesualdo, 12 anni per Marco Grasso alias “Cacchiol”, 8 anni per Giuseppe La Gatta, 12 anni per Leonardo La Torre, 20 anni per Leonardo Lanza, 14 anni e 4 mesi per Gianluca Lo Campo, 12 anni per Francesco Lo Spoto, 10 anni per Franco Nardino detto “Kojak”, 8 anni per Marzio Padalino, 12 anni per Domenico Palmieri, 8 anni per Raffaele Palumbo, 6 anni e 8 mesi per Giuseppe Perdonò detto “Scarafone”, 8 anni per Samuel Perdonò, 20 anni per Francesco Pesante detto “U’ Sgarr”, 14 anni e 8 mesi per Luciano Portante, 18 anni e 8 mesi per Nicola Portante, 8 anni per Antonio Prencipe, 5 anni e 8 mesi per Vincenzo Rendine, 14 anni e 8 mesi per Giovanni Rollo, 8 anni per Luciano Russo, 6 anni e 4 mesi per Arnaldo Sardella, 8 anni per Mario Schioppo, 8 anni per Guido Siani, 8 anni per Giuseppe Soccio, 12 anni per Michele Spinelli, 20 anni per Francesco Tizzano, 4 anni per Ciro Torraco, 8 anni per Nicola Valletta,4 anni per Carlo Verderosa (collaboratore di giustizia), un anno e 4 mesi ad Angelo Antonio Zagaria e 5 anni a Savino Zagaria. Infine, assolti Massimiliano Lioce, Antonio Vincenti, Lorenzo Spiritoso, Francesco Ragno, Filippo Ciavarella e Giuseppe Bruno classe ’66.