Anche il foro di Foggia si fermerà da lunedì 6 a mercoledì 8 maggio. Gli avvocati penalisti aderiranno all’astensione dalle udienze proclamata a livello nazionale dall’Unione delle Camere Penali Italiane in segno di protesta contro il decreto sicurezza varato dal governo. Un’iniziativa che, per tre giorni, paralizzerà le aule di giustizia in tutta Italia, rinviando anche i procedimenti fissati presso il Tribunale dauno.
La protesta contro il decreto sicurezza
L’astensione rappresenta un atto di forte dissenso verso le recenti modifiche normative introdotte dal decreto: “Un’inutile introduzione di nuove ipotesi di reato – si legge nel documento diffuso dall’Unione – accompagnata da molteplici sproporzionati e ingiustificati aumenti di pena”. Tra i punti più contestati anche quelli che, secondo i penalisti, vanno a limitare l’applicabilità delle misure alternative alla detenzione, rendendo più difficile l’accesso a percorsi rieducativi esterni al carcere.
I penalisti denunciano inoltre la “sostanziale criminalizzazione del dissenso”, riferendosi in particolare alla stretta su manifestazioni, blocchi stradali e occupazioni, ritenuti eccessivamente sanzionati dalla nuova normativa. Secondo l’Unione, l’effetto diretto del provvedimento sarà “un consequenziale aumento della popolazione carceraria e del sovraffollamento dei penitenziari”.
Rinviate le udienze anche a Foggia
Nel capoluogo dauno, come in tutta Italia, le udienze penali fissate nei tre giorni di astensione verranno rinviate d’ufficio. L’agitazione riguarderà tutti i procedimenti in cui sia prevista l’assistenza difensiva, con eccezione per le cause con imputati detenuti che non possono essere differite.
Gli avvocati sottolineano come la protesta non abbia natura corporativa, ma si collochi in un più ampio quadro di difesa dei principi costituzionali e del sistema penale liberale. “Non si può affrontare la questione della sicurezza attraverso l’inasprimento delle pene e l’incremento delle incarcerazioni – sostengono i penalisti –. Serve un sistema che punti sul recupero, non sulla repressione indiscriminata”.
Il decreto sicurezza, già al centro del dibattito politico nazionale, si ritrova così anche al centro dell’attività giudiziaria quotidiana, bloccando il lavoro nei Tribunali e rilanciando il tema delle condizioni del sistema penitenziario italiano. Anche a Foggia, dove il carcere è da anni sovraffollato, le preoccupazioni espresse dalla categoria trovano un terreno particolarmente sensibile.