Dai pascoli del Gargano e dei Monti Dauni ai primi due capi prototipali in pura lana di pecora Gentile di Puglia. Il progetto di rigenerazione di una filiera per la lana di questa razza ovina in via di estinzione, è stato realizzato grazie ad un gruppo di 8 allevatori di pecora Gentile di Puglia (5 in provincia di Foggia, 2 provincia Bari ed 1 in provincia Taranto); un cluster di 4 imprese tessili dell’eccellenza manifatturiera di Prato ed una azienda di confezione abbigliamento in fibre nobili protagonista della tradizione imprenditoriale tessile pugliese. Il tutto in collaborazione con i ricercatori dell’Università degli Studi di Bari.
“La lana – ha spiegato la referente di progetto, Virginia Devoto – parte dalla Puglia, arriva in Toscana dove viene lavorata e viene rimandata in Puglia dove viene confezionata. Nella primavera di quest’anno abbiamo realizzato i primi due capi protototipali, confezionando un capospalla modello uomo ed uno per la donna, entrambi presentati in occasione di ‘Trame del futuro’ — EXPO organizzato dal Comune di Genova e Job Centre Srl nell’ambito del progetto ‘C-City Genova città circolare’ — occasione nella quale il progetto di filiera ha vinto anche il premio “impatto in termini della sostenibilità della soluzione”.
“Ed ora ci accingiamo, con la tosa di quest’anno, ad avviare le sperimentazioni in maglieria, mentre andiamo avanti nel miglioramento di ogni processo già intrapreso, step by step, camminando sempre nell’ottica di una sostenibilità integrale oltre che autentica e intrinseca”. Tra gli allevatori di Gentile di Puglia, Francesco D’Innocenzio, che tra Bovino e Deliceto, a masseria Salecchia, alleva oltre 600 pecore. “È stato un anno impegnativo ma straordinario. Siamo riusciti a salvare una razza in via di estinzione, valorizzandone la sua meravigliosa lana. Siamo riusciti a produrre il cappotto 1 grazie soprattutto alle pecore allevate nel Foggiano. Prodotti di altissima qualità, senza lane chimiche. Importante è stata anche l’aggregazione tra noi allevatori. E non dimentichiamo che la tutela delle razze autoctone significa anche conservare e valorizzare i territori marginali come quelli dei Monti Dauni e del Gargano, e i pastori diventano presidio delle nostre montagne”.