Due episodi di presunta tortura nella casa circondariale di Foggia, un tentativo di insabbiamento dei fatti con falsi verbali e referti, e una catena di accuse che travolge 14 persone tra cui 10 agenti penitenziari, 3 medici e una psicologa. È quanto emerge dall’inchiesta della Procura di Foggia, condotta dal pm Laura Simeone, che ha chiesto il rinvio a giudizio per una lunga serie di reati commessi, secondo l’accusa, nel mese di agosto 2023. L’udienza preliminare davanti al gup Cecilia Massarelli è fissata per il 15 settembre.
I fatti contestati si basano su video, testimonianze dirette e intercettazioni: le vittime sarebbero due detenuti – uno di Bitonto, invalido al 100% e affetto da gravi disturbi psichiatrici, e uno di Taranto, punito per aver cercato di difenderlo. A far esplodere il caso fu la lettera di un terzo detenuto di origine albanese che, il 17 agosto 2023, scrisse al Tribunale dichiarandosi “pronto a testimoniare nel massacro”.
Le accuse: torture, falsi verbali e minacce
Secondo l’impianto accusatorio, i dieci agenti avrebbero partecipato al pestaggio – chi agendo materialmente, chi rimanendo impassibile davanti alle urla delle vittime – all’interno della cella, colpendo con violenza e crudeltà il detenuto bitontino, già in condizioni di fragilità mentale e fisica. Quando il compagno di cella tentò di intervenire, anche per lui scattò una violenta aggressione, con colpi ripetuti al volto.
Il pm contesta il reato di tortura aggravata per aver agito in più di cinque persone e con abuso di potere, oltre a abuso d’autorità, concussione, calunnia, falso ideologico, soppressione di atti pubblici, omissione di referto e favoreggiamento.
Per la Procura, sarebbe stata orchestrata un’intera operazione per mascherare la violenza: il bitontino venne costretto a firmare un verbale in cui ammetteva di aver dato in escandescenze e negava di essere stato picchiato. All’altro detenuto, invece, fu fatto firmare un documento che lo dipingeva come testimone di comportamenti violenti del compagno di cella, con il quale – secondo quel verbale – si sarebbe sentito minacciato.
Le responsabilità del personale sanitario
Nel fascicolo emergono anche gravi responsabilità, secondo l’accusa, da parte di medici e personale sanitario. Antonio Iuso, uno dei tre medici coinvolti, avrebbe visitato il detenuto tarantino senza riscontrare segni di trauma, mentre in altri tre referti attestava escoriazioni agli agenti, sostenendo che potevano essere compatibili con una aggressione da parte del recluso con una lametta. Un altro medico, Romolo Cela, dichiarò di aver riscontrato nel bitontino solo uno stato di agitazione, mentre per la Procura le lesioni erano evidenti: colpi alla testa, all’occhio e al torace. Francesco Balzano, terzo sanitario coinvolto, avrebbe dichiarato anch’egli di non aver visto segni di violenza.
Sul banco degli imputati anche la psicologa Stefania Lavacca, che – secondo la ricostruzione accusatoria – sarebbe stata informata del pestaggio dal detenuto albanese, ma non avrebbe mai segnalato l’episodio né agli inquirenti né all’autorità giudiziaria.
Gli imputati respingono ogni accusa
Tutti gli indagati respingono le accuse. I dieci agenti furono arrestati e posti ai domiciliari il 18 marzo 2024, ma da tempo sono tornati in libertà. I tre detenuti coinvolti – due vittime e il testimone – sono attualmente reclusi in altre carceri italiane, a garanzia della loro tutela e riservatezza.
Nel complesso, il pm ha formulato 24 capi d’imputazione: due torture, due abusi d’autorità, sette falsi ideologici, due omissioni d’atti d’ufficio, tre calunnie, tre favoreggiamenti, un danneggiamento, un’omissione di referto, una concussione e una tentata concussione.
Un’inchiesta che scuote dalle fondamenta il sistema penitenziario locale e che punta l’attenzione su pratiche che, se confermate in giudizio, getterebbero un’ombra pesante sull’intera gestione della casa circondariale foggiana. Il processo potrà stabilire le eventuali responsabilità, ma intanto la vicenda riapre in tutta la sua urgenza il tema della tutela dei diritti umani all’interno delle carceri italiane.