Il b&b al civico 13 di via Tancredi, nel cuore di Bari Vecchia, è stato posto sotto sequestro dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Bari. La palazzina, formalmente intestata all’oncologo Vito Lorusso, è secondo la Direzione distrettuale antimafia un bene acquistato con fondi illeciti provenienti dall’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, genero del medico, finito in carcere nel febbraio 2024 con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso. Oggi è ai domiciliari, ma il quadro patrimoniale che ruota attorno alla sua figura continua ad aggravarsi.
Un bene formalmente del suocero, ma sempre nelle sue mani
Il b&b – lo riporta la gazzetta del mezzogiorno – è passato di mano più volte: nel 2015 Olivieri lo ha acquistato dalla ex moglie per 120mila euro grazie a un finanziamento coperto con i compensi della società Immoberdan, poi fallita. Nel 2018 lo ha venduto al figlio Giuseppe, che lo ha acquistato con fondi versati dal padre tramite la Fondazione Maria Rossi. Infine, nel 2020, l’immobile è stato intestato a Vito Lorusso. Secondo la Procura, però, Olivieri ha sempre continuato a disporne come fosse suo: riceveva comunicazioni, firmava contratti, decideva perfino eventuali vendite.
Una cessione simulata per ripulire fondi
Per i pm Fabio Buquicchio e Marco D’Agostino, l’ultimo passaggio di proprietà sarebbe stato una simulazione, costruita per garantire alla moglie Maria Carmen Lorusso la disponibilità economica necessaria ad acquistare un altro immobile, in via Melo, anch’esso già sequestrato. Le operazioni immobiliari – dicono gli inquirenti – sarebbero parte di un meccanismo pianificato da Olivieri per trasformare denaro sospetto in beni “puliti”, intestati a familiari o prestanome.
La difesa e il prossimo passo in aula
Gli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta, che difendono Olivieri, hanno sostenuto che i fondi utilizzati provenivano da attività lecite e lavorative della coppia. Ma il Tribunale ha dato credito alla ricostruzione dell’accusa: Olivieri avrebbe messo in piedi “un sistema articolato, professionale, fondato su una rete di società intestate a fiduciari per eludere i sequestri”. Il valore complessivo dei beni sequestrati ha raggiunto i due milioni di euro. La decisione definitiva sul sequestro sarà presa il 22 maggio, quando il Tribunale valuterà se confermarlo trasformandolo in confisca.