È morto lo scorso 28 marzo, dopo otto mesi di sofferenze causate da una brutale aggressione subita durante il turno di lavoro, Gianluigi Esposito, 56 anni, operatore ecologico noto e amato in città. Il pestaggio avvenne il 15 luglio 2024, e solo poche settimane fa le sue condizioni si sono aggravate fino al tragico epilogo. Un arresto è già stato eseguito, ma la famiglia denuncia: “Era perseguitato da tempo, anche per la sua omosessualità. Nessuno lo ha mai ascoltato”. Lo riporta foggia.corriere.it.
A dare voce al dolore e alla rabbia è la madre Elvira Spaccasasso, 86 anni, che in questi mesi ha lottato per tenere accesi i riflettori su una storia che, secondo lei, non è solo cronaca nera, ma un caso di gravi omissioni. “Gianluigi era preso di mira. Le sue denunce sono rimaste lettera morta”, ha dichiarato alla stampa durante i funerali, celebrati nella chiesa della Madonna delle Grazie a Lucera, alla presenza di centinaia di persone e di tanti motociclisti, comunità di cui Esposito faceva parte.
La madre: “Perseguitato e lasciato solo. Nessun lutto cittadino: una vergogna”
Durante le esequie, la madre indossava una maglietta con la scritta “Giustizia per Gianluigi”, criticando l’assenza del lutto cittadino: “Una mancanza di rispetto per la sua memoria”. La donna ha raccontato che il figlio era da tempo vittima di molestie e aggressioni, anche da parte di alcuni colleghi. In più occasioni sarebbe stata costretta a recarsi personalmente sul posto di lavoro per difenderlo.
“Gli chiedevano perfino di ritirare le denunce. Ma Gianluigi credeva nella giustizia”, ha ricordato. Denunce rimaste senza seguito, sospensioni dal lavoro “immotivate” e un clima di emarginazione che avrebbe spinto l’uomo a valutare un trasferimento in Germania. “Poi è arrivato quel maledetto 15 luglio”, ha concluso.
Un arresto per omicidio, ma l’inchiesta resta aperta
Il 24 febbraio scorso, un uomo di 40 anni è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio, reato che dopo il decesso di Esposito è stato trasformato in omicidio. Ma per la famiglia non basta: si chiede di accertare responsabilità più ampie, anche istituzionali. “Non possiamo accettare che tutto venga ridotto a un singolo episodio di violenza. Gianluigi ha vissuto per anni in un ambiente ostile, e nessuno lo ha protetto”, denunciano i parenti.
L’inchiesta, affidata alla Procura, è tuttora in corso. La famiglia ha chiesto l’acquisizione delle denunce pregresse, dei provvedimenti disciplinari subiti da Esposito e delle eventuali segnalazioni ignorate da enti o responsabili aziendali.
Un caso che sta facendo discutere l’intera Capitanata, tra richieste di giustizia e interrogativi ancora aperti su quanto si sarebbe potuto fare per salvare un uomo che non ha mai smesso di chiedere aiuto.