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Home - Mafia foggiana, processo “Decimabis” in appello: possibile interrogatorio dei pentiti Ciro e Giuseppe Francavilla

Mafia foggiana, processo “Decimabis” in appello: possibile interrogatorio dei pentiti Ciro e Giuseppe Francavilla

I fratelli ex boss del clan Francavilla potrebbero essere sentiti in aula sulla posizione di Felice Direse, condannato in primo grado a 13 anni. La corte deciderà a giugno

Di Redazione
28 Marzo 2025
in Cronaca, Foggia
Pellegrino, Direse, Ciro e Giuseppe Francavilla

Pellegrino, Direse, Ciro e Giuseppe Francavilla

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Potrebbero tornare a parlare in aula i “Capelloni” Ciro e Giuseppe Francavilla, per oltre vent’anni al vertice dell’omonimo clan mafioso di Foggia prima della decisione di collaborare con la giustizia tra la fine di dicembre 2023 e l’inizio del 2024.

Le loro dichiarazioni sono già state acquisite nel processo d’appello “Decimabis”, in corso davanti alla terza sezione della corte d’appello di Bari, che vede imputati 12 esponenti di primo piano della criminalità organizzata foggiana. Ma nell’ultima udienza è emersa la possibilità che i due collaboratori vengano ascoltati in aula in merito alla posizione di Felice Direse, condannato in primo grado a 13 anni per mafia.

L’accusa di Giuseppe Francavilla: “Direse è un killer”

Nei verbali già agli atti del processo, Giuseppe Francavilla afferma che Direse sarebbe un esponente del clan Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese, legato da vincoli familiari al boss Federico Trisciuoglio – deceduto nel 2022 – e aggiunge: “È un killer; insieme a me fece un’estorsione a un commercialista. Io volevo ucciderlo perché lo ritengo responsabile dell’omicidio di mio cognato, Flavio Lo Mele, avvenuto a dicembre 1999 nella guerra di mafia che insanguinò Foggia tra il 1998 e il 1999″.

Francavilla riferisce anche di aver affidato l’incarico di uccidere Direse a Patrizio Villani, ex killer del clan Sinesi-Francavilla, divenuto anch’egli collaboratore di giustizia nel maggio 2022. Secondo il pentito, Direse avrebbe intuito di essere nel mirino e avrebbe iniziato a “tenersi più riservato”.

La richiesta della difesa: acquisire l’ordinanza “Decima Azione”

Nel corso dell’udienza, l’avvocato di Direse ha chiesto alla corte di acquisire l’ordinanza cautelare dell’inchiesta “Decima Azione”, primo atto della maxi-operazione della Direzione distrettuale antimafia di Bari sulla mafia del pizzo che precedette il blitz e il processo “Decimabis”. Il 30 novembre 2018, in quella prima tranche, furono eseguiti 30 arresti, tra cui anche i due Francavilla, che proprio in seguito a quelle condanne iniziarono il percorso di collaborazione con la giustizia.

Il procuratore generale Marcello Barbanente ha chiesto tempo per esaminare l’ordinanza e valutare se chiedere formalmente l’interrogatorio dei pentiti limitatamente alla posizione di Direse. La decisione sarà presa nella prossima udienza fissata per giugno.

I 12 imputati del processo d’appello “Decimabis”

Il procedimento in corso riguarda 12 imputati, condannati in primo grado dal Tribunale di Foggia con rito ordinario, a pene comprese tra i 4 e i 15 anni. Tra loro figurano nomi noti della criminalità organizzata foggiana:

Savino Ariostini detto “Nino 55” (mafia, 11 anni), Mario Clemente (mafia, 11 anni), Felice Direse (mafia, 13 anni), Marco Gelormini (concorso in tentata estorsione, 4 anni), Leonardo Gesualdo il “Vavoso” (mafia, 12 anni, tuttora latitante), Michele Morelli (mafia, 11 anni), Alessandro Morena (usura ed estorsione, 9 anni), Vincenzo Antonio Pellegrino detto “Capantica” (mafia, 15 anni), Giuseppe Perdonò alias “Scarafone” (mafia, 11 anni), Massimiliano Russo (mafia, 11 anni), Ciro Stanchi (mafia, 11 anni) e Pietro Stramacchio (mafia, 11 anni).

L’inchiesta “Decimabis”, coordinata dalla DDA di Bari, sfociò tra novembre e dicembre 2020 in 44 arresti. Il processo fu diviso tra rito abbreviato e rito ordinario: i 28 imputati che scelsero il rito abbreviato furono condannati a complessivi 203 anni di carcere; per 23 di loro è in corso il processo d’appello davanti a un’altra sezione della corte barese.

Al centro l’attacco della mafia del pizzo e i tentati omicidi dei Trisciuoglio

L’indagine contestava 30 capi d’accusa, tra cui associazione mafiosa, 17 estorsioni, 6 tentativi di estorsione, 3 episodi di usura, detenzione di armi, turbativa d’asta e il duplice tentato omicidio dei fratelli Trisciuoglio, figli del defunto boss Federico, sfuggiti alla morte l’8 settembre 2016.

Con l’arrivo dei fratelli Francavilla tra i collaboratori di giustizia, la procura antimafia spera ora di consolidare ulteriormente il quadro accusatorio e ricostruire con maggiore precisione i legami interni ed esterni dei clan foggiani.

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Tags: direseFoggiafrancavillamafia
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