Oltre 650 detenuti in una struttura pensata per 356. Celle sovraffollate, spazi ridotti, servizi insufficienti e una sezione chiusa per lavori in corso. È il drammatico quadro emerso dalla visita effettuata il 25 marzo 2025 presso la Casa Circondariale di Foggia da una delegazione della Camera Penale di Capitanata “Achille Iannarelli”, guidata dal presidente Massimiliano Mari, affiancato dai colleghi avvocati Antonietta De Carlo, Ivana De Leo e Giovanni Quarticelli, responsabile dell’Osservatorio Carcere.
Con loro, anche rappresentanti delle associazioni “Nessuno tocchi Caino” e dei Radicali “Maria Teresa Di Lascia” di Foggia. L’obiettivo della visita: verificare lo stato della struttura, raccogliere dati e riportare all’attenzione pubblica e istituzionale una situazione che si conferma tra le più gravi d’Italia.
Sovraffollamento e personale insufficiente: un carcere al collasso
La casa circondariale foggiana si colloca al secondo posto nella graduatoria nazionale per sovraffollamento, con una percentuale del 214%. Attualmente ospita 651 detenuti, di cui 401 definitivi e il resto in attesa di giudizio. La capienza regolamentare, però, si è ulteriormente ridotta a 280 posti effettivi, a causa della chiusura della sezione di prima accoglienza per lavori di ristrutturazione iniziati da circa due mesi.
Grave anche la situazione del personale penitenziario, carente sia sul fronte della sicurezza – per via del sottorganico della Polizia Penitenziaria – sia su quello del trattamento rieducativo, con solo sette educatori a fronte di un numero di detenuti ben oltre i limiti sostenibili.
Spazi inadeguati e disagio psichico: la dignità a rischio
Le celle ospitano fino a 8 persone e spesso non garantiscono nemmeno i 3 metri quadrati vitali per detenuto, come previsto dalle norme europee. Le docce sono comuni e situate all’esterno delle celle. Molti detenuti soffrono di disturbi psichiatrici o da dipendenze: secondo la delegazione, l’80% della popolazione carceraria ha problematiche legate all’uso pregresso di alcol o droghe. Attualmente sono detenuti anche cinque soggetti con malattie psichiatriche gravi.
Istruzione e lavoro: attività ridotte al minimo
Le attività scolastiche sono limitate dalla mancanza di spazi adeguati e materiali, mentre solo 129 detenuti possono accedere ad attività lavorative retribuite. Una condizione che, secondo la Camera Penale, mina alla base la funzione rieducativa della pena sancita dall’articolo 27 della Costituzione.
L’appello degli avvocati: “Servono interventi immediati”
“Le condizioni riscontrate – si legge nel comunicato della Camera Penale – rendono evidente la necessità di interventi urgenti e improcrastinabili, affinché la pena possa avere davvero una finalità rieducativa”. Il presidente Massimiliano Mari e l’intero direttivo dell’associazione forense rilanciano l’allarme: senza un cambio di passo strutturale e politico, i diritti fondamentali delle persone detenute restano sistematicamente violati.
Una denuncia lucida e documentata, che chiede ascolto non solo alle istituzioni giudiziarie, ma anche a quelle politiche, locali e nazionali, chiamate a non voltarsi dall’altra parte di fronte a un’emergenza che non è solo penitenziaria, ma profondamente umana e civile.