Il bilancio è passato, ma a San Severo la tenuta politica dell’amministrazione guidata da Lidya Colangelo appare sempre più appesa a un filo. Dopo l’azzeramento della giunta e le settimane di polemiche interne, il sindaco incassa l’approvazione del documento contabile in seconda convocazione, con 13 voti favorevoli, tra cui il suo. Ma la tensione resta alta e le divisioni si moltiplicano.
Colangelo: “Non subisco ricatti da nessuno”
In apertura dei lavori, Colangelo ha voluto sgomberare il campo da ogni sospetto di trattative sottobanco: “Sono qui sola, a dire a voi amministratori e a tutta la città che non subisco ricatti da nessuno, che sono priva di pressioni e condizionamenti”. Una dichiarazione che suona anche come una risposta alle accuse di clientelismo e giochi di potere circolate nelle ultime settimane.
I voti favorevoli sono arrivati da Forza Italia (con Rosa Caposiena), Fratelli d’Italia (Leonardo Lallo, Grazia Casale, Marcello Digennaro, Massimo Tavaglione e Daniela Vassallo), Giuliani sindaco (Fernando Ciliberti), Prima San Severo (Armando Dell’Oglio e Ciro Pistillo), Insieme per San Severo (Loredana Florio), oltre alla presidente del Consiglio Alessandra Spada e Alfredo Tardio de “La città che vorrei”.
Opposizione compatta, la maggioranza si sfilaccia
Il voto contrario è arrivato dall’ex candidato sindaco Angelo Masucci, da Ciro Cataneo (Pd), Anna Damone e Leonardo Irmici (Con San Severo), Francesco Sderlenga (Senso Civico) e Raffaella Vene (indipendente). A preoccupare però è l’abbandono dell’aula da parte di cinque consiglieri, molti dei quali appartenenti a quella Alternativa Civica che solo pochi mesi fa aveva sostenuto la candidatura di Colangelo. Tra loro: Anna Mariani, Antonio Franciosi, Ciro Matarante, Ilaria D’Antuono e Marianna Orlando.
Un’amministrazione sempre più isolata
Il passaggio del bilancio, ottenuto con numeri risicati e tra profonde fratture, tiene in piedi l’amministrazione Colangelo, ma ne evidenzia tutta la fragilità. Il sindaco resta ora senza una giunta e con una parte della sua stessa maggioranza in aperta rottura. Gli equilibri, già precari, sembrano destinati a scricchiolare ancora.