È stato un grande successo di partecipazione il convegno organizzato con decine di associazioni, categorie agricole e realtà ambientaliste e legalitarie dall’Uffico legale della Cia Puglia rappresentato dal giurista Massimo Fragassi. 50 sono i soggetti pubblici che hanno deciso di fare proprio il tema dello sversamento nei terreni di ecoballe e altre rifiuti speciali da parte di ignoti.
La battaglia della Cia sul dei rifiuti abbandonati illegalmente nelle campagne è un argomento che scuote molto l’opinione pubblica. La provincia agricola più grande d’Italia che manda ortaggi, prodotti di quarta gamma e lavorati su tutte le tavole italiane ed europee attraverso piattaforme come Lidl, Orogel o Esselunga non ci sta a diventare una discarica abusiva sul modello campano di qualche anno fa.
Il convegno ha calamitato l’attenzione di molti. Come ha sottolineato la Cia in una nota, cono una montagna i rifiuti mossi e sversati illegalmente dalle ecomafie. Dal 2006 al 2024, le inchieste sul traffico di rifiuti che hanno coinvolto la provincia di Foggia hanno portato al sequestro di 618.170 tonnellate di rifiuti, pari a un’autocolonna di 24.726 tir in coda per 336 chilometri: è la distanza tra Foggia e Latina.
Nello stesso periodo, allargando il campo all’intera Puglia (Foggia compresa), le inchieste sul traffico illecito di rifiuti sono state 57 e hanno portato al sequestro di 6.529.849 tonnellate di rifiuti, con 269 ordinanze di custodia cautelare, 754 persone denunciate e 122 aziende coinvolte. Sono stati questi i dati illustrati a Foggia da Enrico Fontana, responsabile Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente, nell’incontro che si è tenuto ieri 11 marzo a Palazzo Dogana grazie all’autoconvocazione di un forum composto da 50 soggetti promotori.
La Capitanata è la nuova terra dei fuochi? Accorato l’appello lanciato proprio da Fontana: “Dobbiamo chiedere a gran voce al Governo che questo territorio venga ‘perimetrato’ come sito d’interesse nazionale, l’Italia deve aprire gli occhi su ciò che sta succedendo in provincia di Foggia”. Prima di lui, nel suo intervento, Giorgio Ferretti, vescovo della Diocesi Foggia-Bovino, ha chiamato cittadini, amministrazioni pubbliche, istituzioni, scuole, associazioni e imprese a “una grande alleanza” per supportare lo sforzo immane compiuto sul territorio da forze dell’ordine e magistratura. In provincia di Foggia, lo sversamento illecito di tonnellate di rifiuti è un fenomeno tuttora in atto, con decine di casi in gran parte del Tavoliere, l’ampia parte pianeggiante della Capitanata.
I rifiuti illecitamente abbandonati in agro di Foggia sono molti e vanno al di là dei fati ufficiali delle inchieste. In una dichiarazione in Consiglio comunale dell’assessora Lucia Aprile (seduta del 08/01/2025) si faceva riferimento a 28 procedimenti attivati e conclusi nel solo 2023. Ma i dati del Servizio Ambiente del 14/01/2025 raccolti da Cia raccontano altro: solo 4 sono i procedimenti attivati e conclusi nell’intero biennio 2023-2024. 4 procedimenti attivati su 56 denunce presentate: un dato controverso.
È per questa inerzia da parte dei Comuni, non solo quello di Foggia, che si sta attivando la Consulta provinciale per la Legalità, rappresentata dal presidente, il professore universitario Massimo Monteleone.
Cosa può fare concretamente la Consulta? “La Consulta è una struttura che opera sotto l’egida della Provincia – rimarca il docente -. Con riferimento al gravissimo problema dei rifiuti, la Consulta può svolgere una funzione importante di interlocuzione con l’Ente. Tre possono essere le iniziative che possono essere di competenza della Provincia. Innanzitutto quella di istituire il difensore civico territoriale, che può essere un riferimento importante nel caso in cui gli agricoltori si trovino nella speciale situazione di avere dei rifiuti sversati nel proprio campo. Spesso la responsabilità della rimozione del rifiuto spesso anche pericoloso viene fatta ricadere sull’agricoltore. Una seconda iniziativa che potremmo promuovere è l’istituzione del registro dei fondi su cui i rifiuti sono stati abbandonati. In ultimo una terza iniziativa emersa è l’istituzione della consulta provinciale della salute e dell’ambiente uno strumento concreto”.
Monteleone condanna l’atteggiamento dei Comuni che tendono a scaricare le responsabilità su agricoltori e proprietari dei terreni. “Le risorse necessarie per poter intervenire sono spesso ingenti di cui i Comuni non hanno la isponibilità. Ma occorre fare appello quanto più a lungo i rifiuti sono lasciati in campo tanto maggiore è la possibilitàò che i rifiuti vengano bruciati o si diffondano percolati. Ogni sindaco deve sentirsi il primo responsabile della salute pubblica”.