Si difende e respinge ogni accusa Onofrio Russi, il 28enne arrestato il 28 febbraio per la gambizzazione di un uomo avvenuta lo scorso 6 aprile davanti a un bar di San Severo in via padre Matteo D’Agnone. Il giovane, già detenuto ai domiciliari nell’ambito del processo “Sed” per spaccio di droga, si è dichiarato estraneo ai fatti nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Cecilia Massarelli, che però ha confermato la misura cautelare in carcere, negando la concessione dei domiciliari.
La versione di Russi e la linea della difesa
Assistito dall’avvocato Luigi Marinelli, Russi ha spiegato di conoscere solo di vista Rendina e di non avere alcun motivo di rancore nei suoi confronti. Ha raccontato di essersi recato quella mattina nel bar per prendere un caffè e di aver sentito gli spari una volta uscito. Impaurito, sarebbe fuggito a piedi, lasciando sul posto la sua auto.
Secondo la difesa, la ricostruzione dell’accusa presenta troppe lacune e non è sorretta da un quadro indiziario solido. “Non c’è un movente, e la versione del mio assistito non è affatto fantasiosa” ha dichiarato l’avvocato Marinelli, che nei prossimi giorni presenterà ricorso al Tribunale della libertà di Bari chiedendo la scarcerazione per insufficienza di prove o, in subordine, la concessione dei domiciliari.
Il rigetto della richiesta di domiciliari
Il gip Massarelli ha confermato la custodia in carcere, ritenendo sussistente il pericolo di inquinamento probatorio. Nel provvedimento si sottolinea come le dichiarazioni rese da Russi siano “smentite dagli atti d’indagine e dalla ricostruzione dei fatti”. Una decisione contestata dalla difesa, che insiste sulla mancanza di un collegamento chiaro tra il giovane e l’episodio di sangue.
Secondo i carabinieri, il 28enne avrebbe sparato sei colpi di pistola calibro 6.22, mai ritrovata, colpendo la vittima alle gambe prima di darsi alla fuga. Un’accusa basata su testimonianze oculari e riprese di videosorveglianza, elementi che per l’accusa costituirebbero un solido quadro probatorio, ma che per la difesa non sarebbero sufficienti a dimostrare la colpevolezza del giovane.
L’altro processo: il coinvolgimento nell’indagine “Sed”
Al momento dell’arresto per la gambizzazione, Russi si trovava già ai domiciliari per il suo presunto coinvolgimento nell’inchiesta “Sed”, che ha portato alla sbarra 27 imputati accusati a vario titolo di traffico e spaccio di droga. A Russi viene contestata la partecipazione a quattro episodi di spaccio di cocaina e hashish tra gennaio e febbraio 2021. Anche in questo caso, il giovane ha sempre professato la propria innocenza.
Il 25 marzo è fissata la prima udienza del processo davanti al Tribunale di Foggia, mentre alcuni imputati hanno chiesto il rito abbreviato e verranno giudicati dal gup di Bari.
La strategia della difesa
L’avvocato Marinelli è pronto a dare battaglia per dimostrare che non ci sono prove certe contro il suo assistito e chiede che venga rivista la misura cautelare: “Non si può giustificare una detenzione in carcere solo sulla base di un’ipotesi investigativa. Non ci sono gravi indizi di colpevolezza, né un movente credibile. Se necessario, insisteremo almeno per il ritorno ai domiciliari”. Nei prossimi giorni il Tribunale della libertà di Bari si pronuncerà sulla richiesta di scarcerazione.