La Terza Sezione del Consiglio di Stato ha respinto l’appello presentato dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Foggia contro l’ordinanza del Tar di Bari che, lo scorso 16 gennaio, aveva sospeso l’interdittiva antimafia emessa nei confronti della “Gianni Rotice Srl” riconducibile all’imprenditore edile ed ex sindaco di Manfredonia, Gianni Rotice. Questo significa che l’interdittiva rimane sospesa, permettendo all’azienda di continuare i contratti pubblici in corso, garantendo sia l’occupazione sia la realizzazione di opere e servizi essenziali per il territorio.
L’ordinanza del Tar di Bari aveva accolto l’istanza cautelare dei legali della società, sospendendo l’efficacia dell’interdittiva in considerazione del “grave ed irreparabile pregiudizio” che la società avrebbe subito, dato che alcuni contratti erano già stati rescissi a seguito del provvedimento prefettizio. Il Tar aveva inoltre sottolineato l’importanza di completare gli appalti pubblici in corso, al fine di evitare la perdita di finanziamenti pubblici e assicurare la realizzazione di infrastrutture strategiche per lo sviluppo socio-economico locale.
L’interdittiva antimafia era stata emessa dalla Prefettura di Foggia nel dicembre 2024, sollevando preoccupazioni immediate. Ad esempio, il Comune di San Giovanni Rotondo rischiava di perdere i fondi per la costruzione di un asilo nido se i lavori non fossero iniziati entro fine anno.
La sospensiva “è stata confermata – riporta il Consiglio di Stato – tenuto conto, da un lato, della imminente celebrazione del merito, davanti al Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia, la cui udienza è fissata per il giorno 25 giugno e, dall’altro, per l’effettivo pregiudizio allegato relativamente ai contratti da sottoscrivere, la cui sospensione sarebbe venuta meno a seguito della ordinanza in questa sede gravata”.
L’interdittiva a Rotice è incentrata su due circostanze in particolare, il coinvolgimento dell’ex sindaco nell’inchiesta “Giù le mani” dove è imputato per corruzione elettorale e il suo rapporto sentimentale con Libera Scirpoli, sorella del boss garganico Francesco Scirpoli detto “Il lungo”, detenuto con sentenza definitiva per l’assalto ad un portavalori, imputato con accuse di mafia nel maxi processo “Omnia Nostra” al clan Lombardi-Scirpoli-Raduano, attivo a Manfredonia, Macchia, Mattinata e Vieste e indicato da alcuni pentiti come uno dei protagonisti di vicende efferate tra Foggia e il Gargano nell’ultimo decennio.