Antonio Salvatore, 34 anni, soprannominato “Lascia Lascia”, ritenuto affiliato al clan Sinesi-Francavilla della “Società Foggiana”, ha smentito le dichiarazioni del pentito viestano Danilo Della Malva detto “U’ Meticcio” nel corso del processo “Game Over”, che vede imputate 19 persone per traffico di cocaina aggravato dalla mafiosità tra cui il super boss 75enne, Rocco Moretti alias “U’ purk”.
Salvatore, detenuto nel carcere di Saluzzo (Cuneo), ha chiesto di rendere dichiarazioni spontanee per contestare quanto affermato dal collaboratore di giustizia, che lo ha indicato come un esponente di peso della criminalità organizzata. “Della Malva ha detto una cosa falsa quando ha affermato che nel gruppo che avrebbe dovuto prelevarmi in comunità ci fosse anche Mario Luciano Romito”, ha dichiarato in aula. “Io in comunità ci sono stato solo una volta, nel 2018, mentre Romito è stato ammazzato nel 2017 (la famigerata strage di San Marco del 9 agosto 2017, ndr)”.
La maxi-inchiesta “Game Over”
L’inchiesta “Game Over”, condotta dalla Dda e dai carabinieri, ha portato al blitz del 24 luglio 2023 con 82 arresti, documentando il controllo del traffico di cocaina in città da parte delle tre batterie della “Società”: Moretti-Pellegrino-Lanza, Sinesi-Francavilla e Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese.
L’accusa sostiene che i clan avessero imposto ai pusher di rifornirsi esclusivamente da loro, acquistando la droga a Cerignola per circa 40 euro al grammo e rivendendola agli spacciatori a 55-60 euro, con un giro d’affari da 200mila euro al mese per finanziare la cassa comune del clan.
Il processo si è diviso in più tronconi: 85 imputati, con 1 patteggiamento, 5 assoluzioni e 58 condanne per un totale di 560 anni di carcere nel rito abbreviato, mentre 21 persone sono a processo con rito ordinario in due differenti procedimenti.

Il racconto del pentito e la replica dell’imputato
Della Malva, 39 anni, ex affiliato al clan Raduano di Vieste, frangia del clan Lombardi-Scirpoli, e collaboratore di giustizia dal 2021, ha raccontato le alleanze tra mafia garganica e foggiana, con killer “prestati” per omicidi su commissione.
Nel suo interrogatorio, ha parlato di Antonio Salvatore, descrivendolo come un “uomo da temere” che “faceva delitti di sangue, droga ed estorsioni”. Ha riferito di aver condiviso la cella con Rodolfo Bruno (presunto cassiere del clan Moretti, ucciso nel 2018) e di essere stato avvisato da lui sulla pericolosità di Salvatore. “Bruno mi disse: ‘Stai attento a Salvatore, è bravo a sparare'”, ha dichiarato il pentito.
Secondo Della Malva, Salvatore doveva essere prelevato dalla comunità e ucciso per una questione rimasta poco chiara. “Io, Mario Luciano Romito, Scirpoli (il boss mattinatese Francesco Scirpoli, ndr) e Rodolfo Bruno dovevamo prelevarlo dalla comunità, chiedergli spiegazioni e poi ammazzarlo”. Tuttavia, in aula ha poi corretto il tiro, ammettendo di non ricordare con certezza se Romito facesse parte del gruppo incaricato di eseguire l’omicidio.
Salvatore ha quindi preso la parola, smentendo di essere mai stato prelevato da una comunità, e sottolineando che Romito era già stato ucciso nella strage di mafia del 9 agosto 2017, avvenuta a San Marco in Lamis, in cui morirono quattro persone. Inoltre, ha ribadito che i suoi rapporti con Rodolfo Bruno erano ottimi, avendo condiviso con lui la cella per un’estorsione nel 2016.
Sempre Della Malva riferì anche di un summit che avrebbe riunito i vertici della mafia foggiana e garganica, tra cui i membri del clan Lombardi-Scirpoli-Raduano compreso il boss Pasquale Ricucci, detto “Fic secc”. Ricucci, assassinato l’11 novembre 2019 davanti alla sua abitazione a Macchia, sarebbe stato tra i protagonisti di questo incontro, destinato a pianificare strategie e omicidi. “Marco Raduano mi disse che c’erano tutti i ‘capezzoni’. Si incontrarono per parlare di strategie e di omicidi; poi intervenne una pattuglia e dovettero scappare”.
Il gruppo di Vieste, di cui faceva parte Della Malva, avrebbe avuto fotografie di Salvatore e di altri nemici del clan. “Se li vedevamo in paese dovevamo stare attenti. Erano sul Gargano inviati per missioni di morte, e Salvatore era uno dei nostri obiettivi, in quanto amico di Renzino Miucci“, quest’ultimo al vertice del clan dei montanari Li Bergolis-Miucci, storicamente alleato ai foggiani Sinesi-Francavilla. Renzino detto “U’ Criatur”, nipote del patriarca defunto Ciccillo Li Bergolis, è nemico storico del gruppo Lombardi-Scirpoli-Raduano. Tutte dichiarazioni “de relato”, secondo il pool difensivo, e quindi poco attendibili.
Il controinterrogatorio della difesa
L’avvocato di Salvatore ha contestato al pentito una discrepanza nei suoi racconti: nel primo verbale di collaborazione con la giustizia, aveva indicato Mario Luciano Romito come parte del gruppo incaricato di eliminare Salvatore, salvo poi correggersi in aula. Il legale si è riservato di presentare documentazione ufficiale, tra cui i certificati di detenzione di Salvatore e l’ordinanza cautelare dell’operazione “Neve di marzo” (ottobre 2019), per dimostrare che né Romito né Rodolfo Bruno avrebbero potuto essere coinvolti nei fatti narrati dal pentito, essendo entrambi deceduti.
Il presidente della Corte, Mario Talani, ha quindi sospeso il videocollegamento con Della Malva mentre Salvatore rendeva le sue dichiarazioni spontanee, per evitare interferenze nel controinterrogatorio.
Un processo complesso tra smentite e ricostruzioni
Il procedimento “Game Over” si conferma un processo complesso e articolato, con un fitto intreccio di dichiarazioni di pentiti, intercettazioni e ricostruzioni investigative. Il nodo da sciogliere resta la credibilità dei collaboratori di giustizia, tra cui Della Malva, il cui racconto sta subendo diverse contestazioni da parte delle difese. Il dibattimento proseguirà nelle prossime udienze con l’esame degli altri imputati e la valutazione delle prove documentali presentate dalle parti.