La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a sette anni e quattro mesi di reclusione per Libero Lombani, ritenuto parte attiva nell’organizzazione criminale dedita al narcotraffico guidata da Enzo Miucci, boss del Gargano detto “U’ Criatur”, reggente del clan Li Bergolis-Miucci. La sentenza, che respinge il ricorso presentato dalla difesa, certifica il ruolo di Lombani nell’organizzazione capeggiata da Miucci, con collegamenti diretti anche con la ‘ndrangheta calabrese per la fornitura di droga.
Il ruolo di Enzo Miucci e la rete del traffico di droga
L’indagine, basata su intercettazioni, sequestri e pedinamenti, ha evidenziato la struttura organizzata del gruppo criminale con base a Monte Sant’Angelo, sotto il comando di Miucci e del suo braccio destro Matteo Pettinicchio, da pochi giorni collaboratore di giustizia.
La banda gestiva un traffico di stupefacenti su larga scala, con forniture destinate anche a clan calabresi. La sentenza ricostruisce uno degli episodi chiave del settembre 2016, quando un carico di un chilo di eroina venne fornito a una ‘ndrina, con un ruolo attivo di Lombani, che avrebbe messo a disposizione i mezzi e accompagnato gli acquirenti nel corso della trattativa.
Il gruppo operava con modalità estremamente riservate, evitando l’uso di telefoni e preferendo scambi di informazioni in luoghi sicuri e conosciuti, una tecnica che ha reso più difficile il lavoro degli inquirenti ma che non ha impedito di ricostruire i movimenti dell’organizzazione.
Il sequestro delle armi e il legame con il boss
Un altro elemento chiave emerso nel processo riguarda la disponibilità di armi da parte dell’organizzazione. Lombani venne fermato a novembre 2016 mentre si trovava in auto con Miucci e Pettinicchio, trasportando un carico di armi e munizioni. La sentenza sottolinea come questo episodio dimostri la fiducia e la stretta collaborazione tra Lombani e i vertici del gruppo criminale.
La Corte ha riconosciuto che il clan Miucci disponeva di un vero e proprio arsenale e che la disponibilità di armi fosse parte integrante dell’attività illecita dell’organizzazione, utilizzate sia per la difesa del traffico di droga sia per eventuali regolamenti di conti.
La sentenza: struttura gerarchica e ruoli ben definiti
Il verdetto conferma la presenza di un’associazione altamente strutturata e gerarchica, con ruoli ben definiti: Enzo Miucci al vertice dell’organizzazione; Matteo Pettinicchio come suo luogotenente; Libero Lombani, suo assistente diretto, con compiti logistici e di supporto nelle operazioni; Rosario Starace, addetto alla custodia della droga; Giulio Guerra, contabile del gruppo; Giovanni Melchionda, incaricato della distribuzione agli acquirenti.
La Cassazione ha respinto tutti i motivi di ricorso, confermando la solidità del quadro probatorio e ribadendo la responsabilità di Lombani all’interno del clan Miucci.
Un’organizzazione con proiezione nazionale
La sentenza evidenzia come l’attività del gruppo andasse oltre il territorio garganico, con collegamenti con altre organizzazioni criminali e una gestione capillare del traffico di stupefacenti. L’operazione ha dimostrato la capacità del clan Miucci di inserirsi nei mercati della droga su vasta scala, con una rete di contatti e forniture di elevato livello.
Con questa decisione, la giustizia ha assestato un colpo importante al narcotraffico nel Gargano, confermando il ruolo centrale di Enzo Miucci e della sua organizzazione in uno dei traffici più rilevanti della zona.