Il pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia, Federico Perrone Capano, ha chiesto una condanna a 7 anni di reclusione per Giovanni Putignano, 46 anni, di Torremaggiore, imputato per concorso in estorsione e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Putignano è accusato di aver preso parte a un sistema di intimidazioni contro l’imprenditore agricolo campano Lazzaro D’Auria, attivo nel Foggiano, noto per il suo rifiuto di piegarsi al racket. L’imprenditore, simbolo dell’antiracket in Capitanata, vive da sette anni sotto scorta a causa delle pesanti minacce subite per non aver accettato di pagare una tangente di 200mila euro ai boss della “Società foggiana” e del clan sanseverese.
Un calvario iniziato nel 2015
Secondo la ricostruzione del pm, le intimidazioni iniziarono nel 2015 quando i clan imposero a D’Auria di non acquistare terreni in zona Incoronata. Al suo rifiuto, seguirono richieste di denaro sempre più elevate, fino a 200mila euro all’anno, accompagnate da minacce dirette e violente intimidazioni.
Tra gli episodi più gravi contestati a Putignano vi è un’aggressione avvenuta nelle campagne di Apricena nel luglio 2017. Un gruppo di uomini, tra cui figuravano i boss Rocco Moretti e Vincenzo Giuseppe La Piccirella, affrontò D’Auria per rinnovare le pretese estorsive. Durante l’incontro, le minacce furono esplicite, con riferimenti a persone “scomparse” e all’amico dell’imprenditore, Matteo Lombardozzi, ucciso in un agguato mafioso.
Il riconoscimento e le accuse
D’Auria ha riconosciuto Putignano come uno degli uomini presenti durante l’aggressione ad Apricena, identificandolo in seguito a un arresto in flagranza avvenuto l’11 agosto 2017 a Torremaggiore. Il pm ha sottolineato l’attendibilità del racconto della vittima, ribadendo il suo ruolo centrale nel processo.
Putignano, dal canto suo, respinge ogni accusa, sostenendo di non aver partecipato ai fatti contestati. La difesa contesta l’attendibilità del riconoscimento e ha avanzato dubbi sull’effettiva presenza dell’imputato sul luogo dell’aggressione, facendo riferimento a intercettazioni e tabulati telefonici che collocherebbero Putignano altrove nel periodo indicato.
Un processo che coinvolge i boss della “Società foggiana”
Il caso D’Auria ha già visto la condanna definitiva di cinque imputati, tra cui i boss Moretti e La Piccirella, con pene rispettivamente di 4 anni e 8 mesi e di 3 anni, 6 mesi e 20 giorni. Putignano, diversamente dagli altri, ha scelto il giudizio ordinario, allungando i tempi del procedimento.
La prossima udienza
Il processo si avvia alla conclusione dopo anni di udienze e testimonianze. La prossima udienza, fissata tra un mese, vedrà le arringhe delle parti civili e della difesa, prima della sentenza. Il caso continua a tenere alta l’attenzione sulla lotta al racket e alla criminalità organizzata nel Foggiano.