Secondo capitolo per l’investigatore Floris, l’agente sfigato, di Gioacchino Rosa Rosa, che al Palazzetto dell’Arte con i suoi amici di sempre ha presentato il suo libro che mescola noir, ironia e politica e ha per sottotitolo “La sfiga non va mai in vacanza”.
Come spiega l’autore a l’Immediato dopo aver indagato il fine carriera di Floris, nel secondo testo della saga poliziesca, il racconto segue l’infanzia e l’adolescenza del protagonista.
Quando Ortensia entrò nell’agenzia Il Segugio con il suo odore di ciclamino appassito, naftalina e soffritto di cipolle, Floris non immaginava minimamente che i disastrosi risultati della sua prima indagine potessero aprirgli le porte dei Servizi Segreti Italiani, e tanto meno che gli venisse assegnato il difficile compito di spiare, e ricattare, il Presidente del Consiglio Pier Lusconi, che aveva osato mettere il naso dove non doveva. Per i Servizi, Floris era solo un utile idiota da sacrificare senza subire danni, ma Floris era un osso duro e, nonostante la sfiga che lo perseguitava da tutta la vita, aveva in serbo delle sorprese per tutti. “La mia è una scrittura che spazia fra l’ironico e la cronaca, in tutti i miei libri c’è molta verità, letta però in altro modo”.