“Mi chiamavano ‘Natale’, non ne conosco la ragione. La collaborazione con la giustizia? Voglio cambiare vita e voglio dire tante cose che non sapete che diversamente non potreste sapere”. Queste le prime parole di Francesco Notarangelo detto “Natale”, 59enne di Mattinata, ex membro del clan di Mario Luciano Romito (il boss ucciso nella strage di San Marco del 2017, ndr), oggi ribattezzato clan Lombardi-Scirpoli-Raduano.
“Natale” è solo l’ultimo dei numerosi pentiti dell’organizzazione. “Facevo parte del gruppo Romito dall’anno 1996, quando iniziava il contrabbando di sigarette, e sino al 2019 quando ho iniziato a scontare la condanna definitiva. Sono in grado di parlare del gruppo di Romito e Miucci. Per quanto riguarda la droga, io la prendevo a Mattinata da Francesco Pio Gentile detto ‘Passaguai’ (ucciso nel 2019, ndr) che io chiamavo ‘Serpente’. Lui la prendeva da Foggia e San Severo. Posso riferire anche sulle estorsioni”.
Nel verbale di interrogatorio, pieno di omissis, non mancano dettagli su altre attività illecite di “Natale”: “Dopo il mio arresto nel 2019 l’unico del clan che ho frequentato è stato Andrea Quitadamo. Con lui e con suo cognato Bartolo Notarangelo ho condiviso un periodo di detenzione comune a Trani nel 2020. Dopo questo periodo non ho più avuto contatti con altri esponenti del mio gruppo. Quando sono entrato a far parte del gruppo era nel 1996 e mi occupavo di contrabbando di sigarette. Fu Ciccillo Romito a prendermi nel gruppo dicendo che avrei dovuto fornire per loro appoggio ai latitanti. Infatti, nel tempo, ho agevolato la latitanza di Mario Luciano Romito, Ciccillo Romito e Pasquale Ricucci (tutti deceduti, ndr) e nel 2016 ho mantenuto anche Michele Testone di Cerignola. Lui era il mio fornitore di cocaina. Mi sono occupato anche della latitanza di Danilo Della Malva su richiesta di Francesco Scirpoli. Ho commesso un paio di rapine ed ho occultato alcuni cadaveri, ma non ho mai commesso materialmente omicidi“. Proprio a Mattinata ci sono famiglie disperate che da anni attendono di conoscere la verità sulla fine dei loro cari, vittime di lupara bianca.
“Ho partecipato alla rapina di un furgone portavalori tra Vieste e Mattinata (processo Ariete, ndr) – ha aggiunto -; in questa rapina fui coinvolto direttamente da Mario Luciano Romito. Avrei dovuto fare la ‘bacchetta’ a Vignanotica. Poi, però, lo stesso Mario Luciano mi incaricò di avere un ruolo più operativo. Dal 2000, in diverse occasioni, ho mantenuto per il gruppo le armi per alcuni giorni, ovvero fino a quando non ne avevano bisogno per compiere le loro azioni criminali; si trattava di fucili automatici, doppiette, fucili a pompa, pistole. Ho occultato, sempre nell’interesse del gruppo, veicoli rubati”.
Tra le specialità di “Natale”, gli stupefacenti: “Mi sono occupato di vendere cocaina dal 2010 al 2013 con Antonio Quitadamo. Ci approvvigionavamo da Gentile. Mentre tra il 2015 e il 2016 mi approvvigionavo di cocaina direttamente da Gentile; lui, a sua volta, se la fece dare da un nipote di Angelo Notarangelo di Vieste. Per una forma di rispetto ho dato più volte denaro, provento dello spaccio, ad Antonio Quitadamo. Del gruppo Romito, per i mattinatesi, facevamo parte io, Scirpoli, Passaguai e i fratelli Quitadamo. Su Manfredonia c’erano Pasquale Ricucci, Matteo Lombardi e Pietro La Torre. I D’Ercole erano di Macchia ed erano compari di Ricucci. Su Vieste c’erano Danilo Della Malva, Giovanni Cristalli, un certo Hechmi, Bartolo Notarangelo e Marco Raduano. I Romito avevano un’alleanza con i Moretti di Foggia”. Prossimamente nuove rivelazioni di “Natale” potrebbero finalmente fare luce su alcuni misteri che da qualche decennio avvolgono il Gargano.