È stata riaperta, dopo anni di abbandono, la chiesa San Giovanni di Dio per iniziativa dell’Unifg e dell’Arcidiocesi Metropolitana di Foggia-Bovino. Dopo una serie di lavori di restauro, oggi con una celebrazione eucaristica presieduta da Giorgio Ferretti, arcivescovo di Foggia-Bovino, e alla presenza delle autorità cittadine e accademiche dell’Università di Foggia, la chiesa di San Giovanni di Dio ha riaperto le sue porte alla cittadinanza e, in particolare, alla comunità accademica.
La storica chiesa ubicata in via Arpi che sarà destinata come cappella universitaria, luogo di spiritualità e spazio per iniziative culturali e di solidarietà, si colloca all’interno di una rinnovata collaborazione tra l’Ateneo e l’Arcidiocesi di Foggia-Bovino.
La chiesa, ubicata lungo un’arteria nevralgica del centro antico di Foggia, è documentata a partire dal XIII secolo quando risulta annessa al convento dello Spirito Santo, successivamente dedicato a S. Caterina e a S. Giovanni di Dio. Nel 1597 il complesso fu donato ai Fatebenefratelli, congregazione religiosa dedita alla cura degli infermi. Distrutta dal terremoto del 1731, la chiesa fu ricostruita nel 1748 in forme barocche.
“È una grande gioia in un giorno di sole riaprire le porte di questa antica chiesa che è stato il luogo dove tante famiglie di degenti venivano a chiedere la salute al Signore. Accade oggi una cosa di controtendenza in un tempo in cui le chiese chiudono per mancanza di sacerdoti o di fedeli”, ha detto nel corso della sua omelia l’arcivescovo Ferretti.
La missione ecclesiale di rimettere in piedi le chiese affonda le sue radici nel poverello di Assisi.
Il Signore, come ha spiegato Ferretti, ordina a Francesco di Assisi di restaurare la sua chiesa.
“Riaprire una chiesa, ristrutturarla nel cuore della città è una profezia. Come con San Giovanni il Battista che parlava nel deserto. Questa è la profezia: le nostre città sono dei deserti dove gli uomini vivono chiusi su loro stessi e non si occupano di chi vive le strade nella solitudine e nell’abbandono. In un tempo in cui tutto chiude, anche i luoghi che sono stati per secoli luoghi di aggregazione, la riapertura di una chiesa è importante. San Giovanni di Dio si apre alla istituzione più bella che la città ha, l’Unifg, con 13mila studenti di cui 5mila studenti qui del polo umanistico. Senza un polo di cultura una città vive solo di tecnicismi. Noi oggi restituiamo la Chiesa alla città e in particolare all’Università”.
Soddisfatta la direttrice del Distum, Barbara De Serio. “A lei mi lega un’amicizia particolare da quanto sono arrivato a Foggia – ha aggiunto il vescovo -. Voglio ringraziare chi con noi ha creduto ai lavori rapidi. La chiesa era abitata dal signor tarlo e dal tetto si vedevano i colombi, quello che è accaduto è una specie di miracolo, ci tenevo ad aprirla prima di Natale per metterla completamente a disposizione degli studenti già da gennaio”.
Antonio Ricci, l’architetto che gestisce i beni della diocesi, si è occupato dei lavori. La celebrazione è stata anche l’occasione per presentare a tutti il nuovo cappellano dell’Unifg il giovane don Fernando Escobar originario di El Salvador che, come il vescovo, apparteniene alla Comunità di Sant’Egidio che ha scelto la chiesa di Via Arpi come luogo di preghiera.
Proprio a San Giovanni di Dio il giorno di Natale vi sarà il pranzo per i poveri offerto dalla comunità che si aggiungerà ai tradizionali pranzi di Natale della Caritas delle parrocchie Sant’Alfonso e Immacolata.
Qualche appunto tecnico sulla bellissima chiesa barocca. L’edificio presenta una pregevole facciata con andamento concavo-convesso coronata da un timpano curvilineo.
È tripartita da lesene e scandita in due ordini da una modanatura aggettante. In quello inferiore si apre il portale sormontato dai simboli del martirio di S. Caterina d’Alessandria (ruota dentata e palma), in quello superiore è un ampio finestrone sul quale campeggia lo stemma dei Fatebenefratelli (un melagrano sormontato da una croce). Nel fastigio di coronamento è un bassorilievo in pietra raffigurante S. Caterina. Dell’arredo interno si segnalano le tele del Settecento napoletano: sull’altare un dipinto che raffigura la Madonna che presenta Gesù Bambino a San Giovanni di Dio; sugli altari laterali, due tele del pittore Vincenzo de Mita raffiguranti l’una San Francesco di Paola e l’altra l’Arcangelo Raffaele.