Pizzo per sostenere gli arrestati in “Mari e Monti”, di questo sono accusati Michele La Torre, 34 anni detto “Muscolin” e Michele Pellegrino, 18 anni, entrambi di Monte Sant’Angelo. Nel mirino delle richieste estorsive un ambulante giunto nel centro micaelico per lavoro che avrebbe dovuto vendere meno prodotti per favorire la concorrenza. “Dobbiamo aiutare chi sta in galera. Devi portare 4 pacchi? Ne porti tre, uno lo portiamo noi. Vuoi vedere che non ti faccio più venire qua, che ti vuoi giocare? Voi mangiate? Devono mangiare pure gli altri, dobbiamo mangiare un po’ tutti e scagionare gente in prigione. Passami la pistola che gli sparo”. Frasi minatorie, insomma, pur di garantire le spese legali agli arrestati nel blitz interforze “Mari e Monti” contro il clan dei montanari Li Bergolis-Miucci, colpito poche settimane fa con 39 arresti.
Bersaglio di pressioni anche un altro esercente commerciale al quale sarebbe stata chiesta una cifra davvero esigua, 20 euro al mese.
Inoltre, ad una vittima sarebbe stata avanzata la richiesta di approvvigionarsi delle buste di plastica necessarie alla sua attività da persone vicine al clan, sempre per aiutare i detenuti.
Non si esclude la presenza di altre vittime che avrebbero avuto paura a denunciare visto il clima solitamente omertoso. Per il giudice “deve evidenziarsi la carenza di denunce, nonostante il nutrito numero di vittime avvicinate, che riflette per l’ennesima volta il clima di omertà che suscita il clan Li Bergolis sul territorio”.
“Questa indagine – si legge ancora – nasce da un’informativa dei carabinieri in cui si rappresenta che dopo l’operazione ‘Mari e Monti’ del 15 ottobre, La Torre e Pellegrino soggetti contigui alla squadra di Raffaele Palena (31enne montanaro detto ‘Strizzaridd’, arrestato nel blitz e ritenuto al vertice della “cellula” montanara del clan, ndr), hanno iniziato a chiedere a commercianti di Monte Sant’Angelo di sostenere le spese per la detenzione dei ‘loro amici’, sia imponendo il subentro nel commercio delle buste di plastica, sia con indebite pretese di denaro”.
Il gip ha evidenziato “l’estrema spregiudicatezza” dei due indagati che meno di una settimana dopo l’operazione antimafia “hanno scandagliato a tappeto la piazza di Monte Sant’Angelo per reperire le risorse necessarie agli associati, ricorrendo a violenza fisica e minaccia esplicita, comportandosi come due mafiosi”.