“A settembre 2020, al termine di una riunione dei capigruppo, Consalvo Di Pasqua mi disse che se avessi votato a favore di una proposta avrei ricevuto 5mila euro. Gli dissi che non doveva permettersi di propormi certe cose e mi rispose che stava scherzando. Disse: ‘Fai conto che non ti ho detto niente’”. Così Concetta Soragnese, consigliera comunale di opposizione al Comune di Foggia sentita come teste d’accusa nel processo all’ex sindaco Franco Landella e ad un’altra dozzina di imputati. Le accuse vanno dalla tentata concussione alla corruzione passando per il peculato e la tentata induzione indebita.
Oltre a Landella sono imputati la moglie Daniela Di Donna, l’ex presidente del Consiglio comunale, Leonardo Iaccarino, gli ex consiglieri di maggioranza Dario Iacovangelo e Antonio Capotosto, l’ex dipendente comunale Giuseppe Melfi, gli imprenditori Paolo Tonti e Francesco Landini e poi ancora Donatella Iaccarino, Giuseppe e Rosario Casparrini, Giada Pirazzini e Michele Di Carlo.
Ieri è stata sentita Soragnese che, in buona sostanza, ha confermato quanto già riferito agli inquirenti nel 2021. La sospetta spartizione di tangenti avrebbe riguardato il voto favorevole all’ormai famigerato accapo Tonti, una convenzione urbanistica in favore dell’imprenditore. Le mazzette ai consiglieri, circa 32mila euro, sarebbero state spartite proprio per questa vicenda. Una circostanza confermata da Leo Iaccarino, grande pentito della politica foggiana in questo procedimento.
Tra le altre accuse spicca la presunta richiesta di 300mila euro formulata da Landella ad un manager locale per l’appalto della pubblica illuminazione. Presunti favori, inoltre, ad un’azienda fornitrice di fitofarmaci. Infine, la tentata induzione indebita per riconoscere un debito fuori bilancio della cooperativa “San Giovanni di Dio” estranea all’inchiesta.
Iaccarino risponde di peculato, avrebbe utilizzato soldi pubblici a scopi privati. Prossima udienza a novembre.