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Home - Le donne del clan via dalla Rsa per anziani. Perdono il lavoro le compagne di Miucci e Pettinicchio

Le donne del clan via dalla Rsa per anziani. Perdono il lavoro le compagne di Miucci e Pettinicchio

L'indicazione dell'Asl Foggia ai nuovi gestori della "Santa Maria di Pulsano". La vicenda finì nella relazione di scioglimento del Comune di Monte Sant'Angelo, ora si volta pagina

Di Francesco Pesante
10 Settembre 2024
in Gargano, Inchieste
Enzo Miucci e Matteo Pettinicchio

Enzo Miucci e Matteo Pettinicchio

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Sono fuori dalla Rsa Santa Maria di Pulsano di Monte Sant’Angelo le compagne di Enzo Miucci alias “U’ Criatur”, 41enne capo del clan Li Bergolis-Miucci e del suo braccio destro, Matteo Pettinicchio, 38 anni. Con l’ingresso della nuova gestione si è messo fine ad un’annosa vicenda comparsa anche nella relazione di scioglimento per mafia del Comune micaelico nel 2015.

Un tempo gestita da persone citate dal prefetto di Foggia nel provvedimento, oggi la “Santa Maria di Pulsano” è controllata dalla “R.T.I. Innotec Soc. Coop. Soc. – Santa Chiara Clarissa Società Cooperativa Sociale” che propose l’offerta economicamente più vantaggiosa (delibera n. 475 del 20.03.2024). La durata dell’appalto è di sessanta mesi, con facoltà di proroga per ulteriori dodici. Terminò con questa aggiudicazione un complesso percorso iniziato con l’interdittiva antimafia del 2017 alla società che gestiva in precedenza la struttura per anziani.

L’indicazione dell’Asl

Dopo una riunione tra Asl e Prefettura, fu girato agli attuali gestori l’elenco del personale da assorbire per clausola sociale. In questo elenco le due donne non erano presenti. Il loro incarico ha avuto termine poco prima dell’estate sotto la gestione del commissario prefettizio che amministrava la “Sanitaria service”, società che ricevette l’interdittiva antimafia. 

Per la Rti c’è stato un chiaro divieto ad assorbire le compagne dei due noti pregiudicati da parte dell’Asl, ente titolare della Rsa di Monte. Le donne, non contente, hanno inviato una lettera ai gestori per essere reintegrate ma per loro non c’è stato nulla da fare. Il veto dell’azienda sanitaria è netto.

I passaggi della relazione antimafia

Dagli accertamenti effettuati dall’organo ispettivo dell’epoca emerse che tra i dipendenti della residenza per anziani c’erano appunto le compagne di Miucci e Pettinicchio. Del boss scrissero: “Uomo di fiducia del clan Li Bergolis, Miucci è uomo dal notevole spessore criminale, già sottoposto nel 2008 a sorveglianza speciale per due anni. All’interno dell’organizzazione fin da adolescente, è uno degli ‘astri nascenti’ del clan, importante nel favorire la latitanza del boss Pacilli e fondamentale nell’alleanza con la ‘Società foggiana’. Suo padre Antonio venne ucciso il 14 agosto del 1993 nell’ambito della faida garganica tra le famiglie Li Bergolis e Primosa-Basta-Alfieri. Enzo Miucci, più volte tratto in arresto, braccio destro di Franco Li Bergolis (all’ergastolo, ndr), risulta gravato da pregiudizi penali e di polizia e da sentenze di condanna per gravi delitti. Con sentenza del GUP di Bari del 19 marzo 2013, (Operazione ‘Rinascimento’ relativa ai fiancheggiatori della latitanza di Giuseppe Pacilli), fu condannato alla pena di 8 anni di reclusione e 8mila euro di multa”. Ma negli ultimi anni Miucci è stato coinvolto e arrestato anche per altre vicende, su tutte l’operazione “Friends” relativa al narcotraffico. Emersero contatti con un clan di Lucera e persino con la ‘ndrangheta.

Stando alla relazione del prefetto, le assunzioni delle compagne di Miucci e Pettinicchio apparirono come “non casuali” e legate ai rapporti parentali esistenti tra un ex gestore della struttura e Pettinicchio. Su quest’ultimo ecco cosa scrissero nel documento prefettizio: “Ritenuto contiguo al contesto criminale del clan dei Montanari, riconducibile alla famiglia Li Bergolis, come si desume anche dalle sue pregresse frequentazioni, risultanti da diversi controlli di polizia, che vanno dal 2003 al 2008, tra cui elementi di spicco nell’ambito delle consorterie mafiose. Più volte tratto in arresto, Pettinicchio ha diversi pregiudizi per reati gravi come le estorsioni. È stato coinvolto anche nell’operazione ‘Rinascimento’ e sottoposto in tale ambito a fermo di indiziato di delitto emesso dalla DDA di Bari – convalidato dal giudice per le indagini preliminari con contestuale applicazione di misura cautelare – insieme ad altre 17 persone, per reati di estorsione, porto e detenzione abusiva di armi, favoreggiamento della latitanza del boss Giuseppe Pacilli detto ‘Peppe U’ montanar’, procurata inosservanza di pena ed altri gravi reati”.

Lo scorso anno, Miucci e Pettinicchio furono arrestati nuovamente in un’operazione dei carabinieri riguardante il narcotraffico e l’introduzione di telefonini nelle carceri di Terni (dove U’ Criatur era recluso in precedenza, ora è a Palermo) e Lanciano. Con loro finirono in manette i viestani Claudio Iannoli, 47 anni, detenuto e i fratelli Mario e Davide Carpano, quest’ultimo detto “Davidone” o “Il ciotto”. Secondo la Dda, Miucci avrebbe continuato a gestire il traffico di droga anche dalla cella, soprattutto gli affari sul territorio di Vieste. Si contesta l’aggravante mafiosa.

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Tags: Miucci
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