“L’ennesimo episodio di aggressione nei confronti dei medici e del personale sanitario ci indigna al punto tale che ora è tempo di ribellarsi e dire BASTA. Basta ai soliti incontri che non portano a nessuna soluzione concreta, basta allo scarica barile continuo, basta a soluzioni tampone che non hanno mai sortito alcun effetto”. Lo dichiara il segretario aziendale Anaoo Assomed, Fabrizio Corsi.
“In questa storia – continua Corsi – è necessario che tutti vengano richiamati alle proprie responsabilità. Ed è bene essere chiari su questo”.
“Ma il primo pensiero, per tutti noi, è per la vittima di questa triste vicenda. Una ragazza salvata da un incidente e curata per mesi nel Policlinico di Foggia ha perso la vita e questo, per un medico, è un evento doloroso, durissimo da accettare. Ma non possiamo nemmeno permettere che la reazione sia quella che ha portato i nostri colleghi a doversi barricare, rimediando ferite”.
“E qui – continua il segretario aziendale – veniamo alle responsabilità di tutti: dell’Azienda sanitaria che non è in grado di impedire a venti, trenta, quaranta persone di stazionare fuori dalle sale operatorie, nei reparti, nelle corsie. In luoghi dove è strettamente necessario che non ci sia nessuno. L’accesso alla struttura deve essere consentito solo ai familiari più stretti e lì dove è previsto che siano, in sala d’attesa ad attendere che i medici riportino aggiornamenti sullo stato di salute dei propri cari ricoverati. Siamo passati dalle maglie strettissime del Covid, dove l’accesso non era consentito a nessuno, alla libertà incontrollata ovunque. Responsabilità – prosegue – che riguardano anche le Istituzioni a tutti i livelli: Governo, Regioni, Prefetture, Comuni, chiunque abbia potestà nella gestione dell’ordine pubblico. Perché ormai i nostri ospedali sono in totale DIS-ordine. Ma dobbiamo richiamare anche le Forze dell’ordine ad un’azione più incisiva: se nemmeno la presenza di alcuni agenti di polizia ha costituito un deterrente per gli aggressori, dobbiamo tutti interrogarci sul livello di rabbia e violenza raggiunti nella nostra società. Potremo annunciare incontri, vertici, riunioni, tavoli tecnici ma se non si trasformano in azioni forti, incisive e concrete, torneremo a denunciare atti gravissimi di violenza. Non aspettiamo che l’epilogo di queste azioni sia il più drammatico: bisogna agire ora. Altrimenti tra poco negli ospedali non resterà più nessuno a fornire assistenza. Per questo – conclude – prima che sia troppo tardi, chiediamo un incontro urgente in Prefettura”.