“Nei giorni scorsi su un foglio locale sono circolate informazioni del tutto errate sulla mia persona e sulla mia carriera professionale nella pubblica amministrazione, fornendo una ricostruzione artata ed erronea dal momento che la documentazione a corredo degli articoli parrebbe essere stata prodotta da una personalità che ebbe processo penale a suo carico e per il quale io ero teste dell’accusa. Le ragioni di tali illazioni pubblicate potrebbero essere dunque ancora una volta ispirate da pura rivalsa”. Lo riporta una nota del candidato sindaco di Manfredonia, Ugo Galli, in corsa per il cartello di civiche “Manfredonia 2024”, con l’apporto di Fratelli d’Italia e Forza Italia.
“Nei confronti di questa persona, rinviata a giudizio tre volte per diffamazione aggravata ai miei danni ed una per ingiuria, e condannata in giudizio civile al risarcimento delle lesioni morali arrecatemi, non sono mai stato soccombente – ricorda Galli -. In sede penale ho ritirato la querela a fronte di una definizione extragiudiziale. I miei atti in Comunità Montana del Gargano sono stati rigorosamente regolari e mai nessuna autorità giudiziale ha obiettato alcunché, le illazioni sull’utilizzo dell’auto e i presunti pedaggi risultano tutti non contestati da autorità giudiziarie o da organi di controllo interno”.
E ancora: “Mi piace ricordare che sono stato assunto a seguito di regolare concorso pubblico, i cui atti non sono stati impugnati da alcuno e all’esito del quale i candidati si sono complimentati per la mia preparazione. Gli sviluppi della mia carriera sono avvenuti tutti nel rigoroso rispetto della legislazione regionale che disciplina le Comunità Montane e sono stati sottoposti al vaglio degli organi preposti il quale hanno apposto il visto. Non è mai esistito nessun favoritismo nei miei confronti, ogni affermazione di questo tenore è destituita di ogni fondamento e mi riservo di agire in giudizio. Mi sono occupato della masseria Agropolis quando sono stato amministratore unico, ed è stato l’unico esercizio quello in cui sono stato amministratore unico conclusosi con un utile. Successivamente non me ne sono più occupato perché era gestita dall’organo politico dell’ente, mentre io ero organo tecnico”.
Poi aggiunge: “Come ha poi rilevato il commissario liquidatore dell’Ente l’allora presidente della Comunità Montana, Nicola Pinto, in coincidenza del suo mandato, dal 2006 al 2010, non ebbe a sollevare alcuna motivata censura, relativamente ad atti. Pertanto la mia posizione giuridica ed economica come segretario generale titolare della Comunità Montana del Gargano, non presentava profili di irregolarità. È utile rimarcare che non sono mai stato licenziato. L’allora presidente agì in maniera illecita tanto che il Ministero dell’Interno rilevò in una nota che quegli atti assolutamente inopinati che il presidente adottò per ragioni ritorsive erano illeciti. Furono emanati contra legem. A seguito di ciò il commissario liquidatore prese atto della palese illiceità di quegli atti e consultata la Regione li annullò”.
Secondo il candidato Galli “qualcuno, inoltre, secondo le fonti di questo approfondimento artato sulla mia persona, avrebbe sostenuto, sotto il profilo caratteriale, che io amo comandare. Da anni presto la mia attività lavorativa in contesti caratterizzati dalla presenza di numerosissime persone. Non ho mai ricevuto contestazioni. Certo se far rispettare la legge, far rispettare le regole vuol dire voler comandare, allora posso ben affermare di voler comandare perché voglio che le regole siano rispettate rigorosamente. Ho assunto anche la presidenza del Circolo Unione e non ho mai riscontrato alcun problema di carattere relazionale. Chi mi conosce sa bene che la mia propensione all’intrattenimento di relazioni sociali è molto spiccata”.
Così conclude: “Riguardo a quanto scritto su Arif, si tratta di una vicenda interna, nei giorni scorsi il Consiglio di Stato si è pronunciato in ordine al ricorso proposto da tanti magistrati amministrativi nei confronti del Consiglio di Stato. Sono vicende fisiologiche, legate a questioni attinenti allo svolgimento del rapporto di lavoro. Non c’è nulla di scandaloso. Non c’è alcuna inadempienza da parte mia. È un argomento pretestuoso, soprattutto se tutte queste informazioni sono ispirate da una persona che è stata attinta da procedimento penale, nell’ambito del quale io sono stato citato quale teste della pubblica accusa. L’intento – a parere di Galli – è puramente ritorsivo”.