L’Ufficio Polizia Anticrimine della Questura di Barletta-Andria-Trani ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro di prevenzione emesso dal Tribunale di Bari-Sezione Misure di Prevenzione a carico del 42enne Sabino Carbone, noto esponente della criminalità organizzata attiguo al clan Campanella-Carbone storicamente operante nella zona di Canosa di Puglia e Trinitapoli.
Il tribunale di Bari-Sezione Misure di Prevenzione ha accolto la proposta finalizzata all’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca di beni, previo sequestro anticipato, avanzata dal questore della Bat.
Carbone, il 26 gennaio 2024, è stato condannato all’ergastolo dalla Corte di Assise di Trani con tre anni di isolamento diurno per quattro casi di lupara bianca avvenuti a Canosa di Puglia tra il 2003 ed il 2015, omicidi tutti consumati nell’ambito di regolamenti di conti per il controllo del mercato della droga: gli omicidi sono quelli di Sabino D’Ambra, scomparso il 14 gennaio 2010, Giuseppe Vassalli, scomparso il 18 agosto 2015, Sabino Sasso e Alessandro Sorrenti di cui si sono perse le tracce l’1 dicembre 2003.
L’uomo, disoccupato, si è inserito sin dagli inizi della sua carriera criminale nell’attività di spaccio di sostanze stupefacenti, già sorvegliato speciale e destinatario nel 2022 di un’altra misura di prevenzione con obbligo di soggiorno per tre anni, maturando nel tempo una posizione sempre più rilevante e legata a quella di altri sodali, attualmente detenuti.
Come noto, il commercio degli stupefacenti e le estorsioni sono tra i delitti maggiormente produttivi di introiti e, non a caso, parallelamente al suo coinvolgimento nell’attività criminosa, Carbone ha fatto registrare un’inspiegabile espansione economico-patrimoniale, reinvestendo i notevoli proventi illecitamente conseguiti nell’acquisizione di proprietà mobiliari, immobiliari, quote sociali e spese per lavori di ristrutturazione.
Come è risultato dai successivi accertamenti patrimoniali effettuati, è stato riscontrato che l’uomo disponga direttamente di un appartamento ubicato nella zona storica di Canosa di Puglia in zona “Castello”, in ottime condizioni conservative, costituito da due piani fuori terra e 7,5 vani, rifinito esternamente con materiali di pregio e pietra viva, nonché di alcuni rapporti bancari e finanziari.
Sulla base delle approfondite investigazioni economico patrimoniali, svolte dalla Sezione Misure di Prevenzione Patrimoniali del dipendente Ufficio Anticrimine, che hanno abbracciato l’arco temporale di circa diciassette anni, il Tribunale di Bari ha ritenuto ricorrenti gli elementi per qualificare Carbone quale “soggetto socialmente pericoloso”, validando l’analisi patrimoniale che ha evidenziato la sussistenza del presupposto oggettivo richiesto dalla norma, nelle due alternative e autonome ipotesi della sproporzione e del reimpiego, in quanto il pregiudicato con le condotte illecite aveva accumulato ingenti proventi, reinvestendoli in beni mobili ed immobili e conducendo un elevato tenore di vita, assolutamente incompatibile con l’accertata esigua capacità reddituale.
Con il menzionato decreto, l’autorità giudiziaria ha disposto, pertanto, ai sensi dell’art. 20 del “Codice Antimafia”, il sequestro di tutto il compendio patrimoniale, del valore di circa 400mila euro.