Il presidente Canonico, il figlio, alcuni dirigenti e anche un capo ultras. Sono queste, secondo l’impianto accusatorio della Dda di Bari, le vittime degli avvertimenti della malavita foggiana che aveva preso di mira il mondo del pallone. Gli indagati, tutti di Foggia, sono Marco Lombardi, 47 anni, Massimiliano Russo, 48 anni, Fabio Delli Carri, 46 anni, Danilo Mustaccioli, 46 anni.
Lombardi fu coinvolto anni fa nell’operazione “Gotha” contro il clan Sinesi-Francavilla, Russo è stato invece condannato di recente in primo grado a 11 anni in “Decimabis” mentre Delli Carri finì sulle cronache per il suo rapporto sentimentale con l’ex consigliera comunale Liliana Iadarola. Di lui si parlò anche in relazione al caso della videosorveglianza. Il suo nome, inoltre, emerse nelle carte dell’arresto di Erjon Rameta, il giovane albanese poi condannato per le bombe al “Poseidon” e a “Il Sorriso di Stefano”. Delli Carri gli diede un passaggio la notte dell’attentato al pub.
Come riporta il decreto di perquisizione di Dda e Procura di Foggia, Lombardi e Russo avrebbero detenuto illegalmente e portato in luogo pubblico “materiale esplosivo, rappresentato da un chilogrammo di sostanza pirotecnica con miccia, che Russo, su istigazione e con il concorso morale di Lombardi” avrebbe posizionato “all’altezza dello sportello lato guida dell’autoveicolo Audi Q5 in uso ad Emanuele Canonico e parcheggiato all’interno della sede legale della società CN Costruzioni Generali spa”, azienda nella titolarità del padre, quest’ultimo patron del Calcio Foggia. Il tutto “con l’aggravante dell’avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p., ricorrendo all’utilizzo della forza di intimidazione mafiosa”.
Lombardi, Russo, Delli Carri e un minorenne A.L. avrebbero inoltre incendiato con liquido infiammabile, l’autovettura Lancia Delta di Antonello D’Ascanio, capo ultras della curva sud. Gli stessi avrebbero tentato, senza esito, di bruciare l’auto dei dirigenti Giuseppe Severo e Vincenzo Milillo.
C’è poi il patron, anche lui bersagliato dalla malavita. Gli indagati sono sospettati di aver ordito un “disegno criminoso, mediante atti di violenza e di minaccia diretti in modo non equivoco a costringere Nicola Canonico a dimettersi e a cedere la società, così procurandosi un ingiusto profitto ai danni della persona offesa”, ma l’azione non si sarebbe compiuta “per cause indipendenti dalla loro volontà”.
Per tutte queste ragioni, gli inquirenti hanno fatto perquisire le abitazioni degli indagati disponendo il sequestro di documentazione cartacea, supporti informatici (computer, tablet, telefoni cellulari, chiavette usb, dvd e altro), denaro e/o altri beni provento dell’attività delittuosa e quant’altro ritenuto utile ai fini delle indagini.
Riflettori degli inquirenti, infine, sulle pistolettate alla Jeep dell’ex capitano Davide Di Pasquale e sull’incendio della macchina di un altro calciatore, Alessandro Garattoni. Le indagini sarebbero scattate proprio dopo gli spari alla macchina di Di Pasquale parcheggiata vicino allo Zaccheria nei giorni della finale playoff persa contro il Lecco.