L’assessore alla Sanità della Puglia, Rocco Palese, replica alle accuse sulla questione della mobilità passiva in sanità. “Prima di tutto – osserva – i numeri di vent’anni fa non prevedevano affatto la mobilità attiva: ovvero, in Puglia da fuori Regione non veniva quasi nessuno a curarsi. Oggi la sanità regionale – come ammettono i consiglieri di Fdi – attira pazienti. Che il saldo di mobilità 2022 sia superiore a quello dei due anni precedenti, contrassegnati dalle restrizioni pandemiche, con le significative limitazioni non solo alla circolazione delle persone ma persino all’accesso alle cure non urgenti non sembra particolarmente sorprendente: è un quadro che caratterizza tutte le regioni meridionali, quelle che maggiormente – e storicamente – risentono del fenomeno della mobilità passiva”.
“Quello della mobilità è un fenomeno complesso – spiega ancora il direttore del dipartimento Politiche per la Salute, Vito Montanaro – che per la Puglia ha registrato valori in passato ben peggiori di quelli che si sono osservati nel 2022, le cui cause del tutto evidentemente non possono essere attribuite a singoli governatori, e per il quale non esistono soluzioni semplici o immediate: tuttavia si può osservare come nella nostra Regione il numero di ricoveri in mobilità passiva era pari a 72.589 nel 2005, a 58.526 nel 2015 e a 49.481 nel 2022. Non si può certo negare il contenimento del fenomeno negli ultimi 20 anni, che si è realizzato nonostante il piano di rientro e i tagli lineari al personale e alle risorse. Ma di sicuro non sono ancora risultati pienamente soddisfacenti, soprattutto se pensiamo che per la quasi totalità delle prestazioni esiste un’offerta, di ottima qualità, nella nostra Regione: oltre il 70% della mobilità passiva verso la Lombardia e il Lazio è erogata da grandi gruppi dell’ospedalità privata, così come il 54% di quella verso il Veneto e il 48% di quella verso l’Emilia Romagna. La possibilità di introdurre delle regole per il governo di questi flussi non è evidentemente nella disponibilità della Regione, ma del livello centrale, così come il compito di verificare che a livelli essenziali di prestazioni omogenee corrisponda un’omogenea disponibilità di risorse e un omogeneo trasferimento di risorse”.
“Su questi temi – conclude l’assessore Palese – ci aspettiamo che non si aprano polemiche di parte, ma che si lavori insieme nell’interesse dei cittadini pugliesi, affinché l’autonomia differenziata non rappresenti un ulteriore passo verso l’aggravamento di queste insopportabili diseguaglianze”.