Il WWF di Foggia a valle delle polemiche nate nel Comune di Bologna e dal ministro Salvini ricorda che proprio il Piano Nazionale Sicurezza Stradale 2030 (Delibera CIPESS 14 aprile 2022, n. 13) del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile nelle sue 154 pagine afferma che (nel contesto della riduzione degli incidenti fra autoveicoli e pedoni) “in ambito urbano, in particolare, si propone, a valle di una revisione della gerarchizzazione delle strade, una chiara individuazione della viabilità a 50 km/h e delle zone a 30 km/h” e che “dove ci possono essere impatti che coinvolgono veicoli e pedoni, la velocità dovrebbe essere limitata a 30 km/h”, ed in virtù dei numerosi incidenti stradali che proprio nel capoluogo dauno hanno visto le più tragiche conseguenze, coglie in occasione del dibattito in corso per rilanciare questa opportunità nell’ottica di un nuovo piano comunale della mobilità.
Iniziamo con l’affermare che le “Zone 30” sono nate negli anni sessanta nei Paesi Bassi per salvaguardare i bambini dal traffico cittadino, ergo non è una novità ma esiste un esperienza di quasi 60 anni. Da qui si precisa che “Città 30” non significa limitare la velocità delle automobili in tutto il contesto urbanizzato bensì esclusivamente nelle aree in cui c’è la necessità, ovvero si punta a cambiare il concetto stesso di mobilità a seconda del tipo di strada, di quartiere o zona cittadina, significa ridare la giusta funzione ad ogni spazio delle vie etc.. Cambia quindi il “linguaggio” urbano (come ben spiegò il noto architetto urbanista Matteo Dondè nel 2021 in occasione di un convegno presso l’Istituto Pascal), cambia la “democrazia dello spazio pubblico” (la ridistribuzione dello spazio delle vie per tutti gli utenti) nel tentativo di dare l’opportunità alle persone di vivere diversamente le città nate “anagraficamente” più in funzione delle automobili che delle persone. La “Zona 30” quindi è un tentativo di restituire la città agli uomini togliendo l’egemonia e il monopolio alle automobili.
Fra i benefici delle “Zone 30” possiamo annoverare la riduzione degli incidenti stradali, diminuzione delle emissioni nocive dovute agli scarichi delle auto, riduzione della congestione stradale, valorizzazione dei mezzi pubblici, maggior utilizzo delle piste ciclabili e pedonali; ma non solo, la città vissuta a misura d’Uomo genera un effetto domino benefico sulle attività commerciali, sui cittadini più fragili (disabili, anziani o bambini), sulla “bellezza” estetica delle città, sulla biodiversità urbana… e questo provoca anche un benessere emotivo nei cittadini.
La parola chiave è quindi “Città a misura d’Uomo”, dobbiamo solo capire se vogliamo arrivarci adesso o con 50 anni di ritardo, ed una città come Foggia, oggi nota più per i fatti di cronaca nera o flop politici, non può permettersi di trascurare proposte lungimiranti come quelle discusse in questi giorni; creare Zone 30 annesse a nuove strategie legate alla mobilità cittadina è fondamentale avere nuove visioni e creare nuovi paradigmi perché Foggia ha bisogno di scrollarsi di dosso la nomea di “ultima in tutte le classifiche”, passando così da “fardello” a “modello” di una Capitanata ancora oggi orfana del suo capoluogo.