Quella che doveva essere una serata di riappacificazione nella sede del Pd cittadino in via Isonzo, a pochi metri dalla abitazione della sindaca di Foggia Maria Aida Episcopo, con tanto di torta portata da Mariano Rauseo, uno degli organizer della campagna elettorale dem, si è tramutato in uno scontro senza precedenti tra l’europarlamentare e coordinatore provinciale del M5S Mario Furore e la candidata presidente del Consiglio in pectore Lia Azzarone, presidente del Pd pugliese.
Il momento dentro il campo largo progressista, pur con la Giunta ormai composta, è molto delicato. Furore, accompagnato dalla sola assessora regionale Rosa Barone all’incontro e non dal gruppo consiliare, avrebbe chiesto alla dirigente piddina di fare un passo indietro poiché la politica foggiana ex segretaria provinciale del Pd sarebbe “figura non gradita al M5S”.
I consiglieri pentastellati dopo attenta analisi avrebbero dichiarato al coordinatore di non poter votare per Lia Azzarone. I malumori tra i 5 eletti del M5S sono molteplici: continuano ad essere scontenti per il numero di caselle del Movimento e per la nomina di super assessore (Lavori pubblici e Urbanistica) di Giuseppe Galasso, attualmente nella Giunta Decaro, che è considerato per loro una figura del Pd.
In questo quadro gli eletti ritengono che il M5S sia schiacciato in una Giunta quasi monocolore dem.
I rumors parlano di una totale incertezza da parte del gruppo pentastellato. Che fare? Votare contro proponendo un nome alternativo pentastellato a quello di Lia Azzarone sarebbe un atto di guerra totale al campo largo
Chi conosce Furore lo racconta molto rammaricato per questi oltre 50 giorni circa di trattative. I suoi obiettivi e le sue direttive non combaciano con quanto raggiunto. A denti stretti con gli amici si dice deluso dal suo gruppo per non aver potuto governare appetiti ed inedie.
In queste settimane i consiglieri, tutti attaccati al loro scranno consiliare, si sarebbero fatti sfuggire deleghe molto pesanti, raccolte invece dal Pd. A cominciare da Bilancio (assegnato a Davide Emanuele) e Lavori Pubblici che la sindaca aveva offerto a Mario Dal Maso e a Giovanni Quarato. Per non parlare dell’Ambiente offerto a Lucia Aprile. I dinieghi dei pentastellati incrociati a quelli della sindaca che non avrebbe approvato i nomi esterni fatti dal gruppo (i vari Cislaghi, Potenza e Fatigato) hanno favorito uno sviluppo diverso degli equilibri al tavolo con l’ingresso del supertecnico proveniente da Bari, che oggi è visto anche come un decisivo puntello amministrativo e di consenso della prossima campagna elettorale per le Europee che vedrà schierati con due pettorine diverse lo stesso Furore, che corre per una riconferma, e il sindaco di Bari Antonio Decaro, che punta ad un anno a Bruxelles prima della corsa per le Regionali.
I rumors parlano di una totale incertezza da parte del gruppo pentastellato. Che fare? Votare contro proponendo un nome alternativo pentastellato a quello di Lia Azzarone sarebbe un atto di guerra totale al campo largo. Astenersi o uscire dall’aula? Il dilemma appare morettiano.
Dal centrodestra, che vale 8 voti, potrebbero arrivare segnali di possibile concordia su un nome terzo quale quello del prof Nunzio Angiola. 8 consiglieri del centrodestra + 5 grillini +2 civici di Angiola fanno 15 voti a cui si potrebbero aggiungere quelli di Giuseppe Mainiero e Antonio De Sabato. E siamo a 17. Anche se votasse la sindaca, Azzarone alla terza votazione perderebbe per un voto, 16 a 17.
Intanto qualcuno nella coalizione fa notare come la prima cittadina abbia deciso anzitutto di votare per Lia Azzarone e schierarsi apertamente ma anche di non firmare i decreti di nomina assessorile.
Nella road map della prima riunione del nuovo Consiglio comunale di domani ci sono la convalida degli eletti ed eventuali surroghe; il giuramento del sindaco; l’elezione del presidente del Consiglio comunale; l’elezione del vicepresidente del Consiglio comunale e solo la comunicazione dei componenti della Giunta Comunale. Infine l’elezione della Commissione elettorale comunale e la nomina della Commissione Comunale per la formazione degli elenchi dei Giudici Popolari di Corte d’Assise e di Corte d’Assise d’Appello.
Insomma a votare per presidente e vice sarà il Consiglio eletto e non quello frutto delle surroghe post esecutivo. Ciò significa che il pentastellato Nicola Formica potrebbe diventare determinante se dissentisse dal volere del suo gruppo. Stando ai bene informati la sindaca, il cui nome è stato imposto ai tavoli da Mario Furore, potrebbe addirittura negare le tessere pentastellate, optando per un appoggio esterno da parte del M5S.