Non c’è pace a Casa Sollievo della Sofferenza. L’ospedale di San Pio, alle prese con un corposo piano di razionalizzazione delle spese, per via dell’importante debito accumulato negli ultimi tempi (22 milioni ogni anno secondo quanto riferito dal manager Gino Gumirato), è tornato al centro delle attenzioni dell’opinione pubblica e della politica. La Regione Puglia sta continuando a drenare risorse per cercare di salvare “un ospedale di eccellenza per il sistema sanitario regionale”, mettendo sul tavolo dell’Irccs ulteriori fiches con l’obiettivo di ridurre le lunghissime liste d’attesa. Eppure, una parte importante dei viaggi della speranza ha come destinazione l’altro ospedale del Vaticano, il Bambin Gesù, per prestazioni che potrebbero essere fatte a San Giovanni Rotondo. Ma il tema non sarebbe mai stato affrontato dal dg veneto, fortemente voluto dal cardinale Pietro Parolin, durante i “45 giorni di trattative con la Regione”.
Abbiamo provato a chiedere aggiornamenti sui progressi del percorso avviato quasi un anno fa, ma non ci sono stati segnalati progressi rassicuranti. “Bisogna sistemare la partita con la Regione – ci riferiscono fonti interne -, nel 2024 probabilmente verranno assegnate ulteriori risorse per le liste d’attesa, però bisogna capire quali saranno le risposte del governo. Certamente noi siamo tra quelli che riescono a fare più attività. Dovranno dare per forza ulteriori risorse alla Puglia, perché la sanità è in crisi”. Sulle difficoltà economico-finanziarie ci viene riferito che “c’è un po’ di recupero, ma la situazione è piuttosto complessa…”.
Tagli, mancate stabilizzazioni e la “fuga” del direttore
In viale dei Cappuccini ci sono famiglie – e nomi – di peso nella governance della sanità religiosa. Paolo Fini, storico dirigente amministrativo vicino all’ex direttore generale Michele Giuliani, è uno di questi. Qualche settimana fa è arrivata una decisione che ha fatto discutere: l’addio anticipato dalla poltrona prestigiosa (e scottante) da direttore del personale. Il pensionamento, infatti, era previsto per la prossima primavera; tuttavia, è stato richiesto un lungo periodo di ferie per anticipare l’uscita. Un segnale? Basta leggere le dichiarazioni pubbliche rilasciate da Gumirato per avanzare qualche ipotesi. “La riduzione del personale, che avvicinerà l’organico agli standard regionali – aveva dichiarato in conferenza stampa -, avverrà in modo del tutto naturale e graduale, grazie ai pensionamenti in programma nel corso dei prossimi anni che garantiranno una riduzione notevole dei costi (4,8 milioni nel 2023, 5,8 nel 2024 e 6,1 nel 2025) ed alla contemporanea assunzione, laddove necessaria, di nuovi profili”. Detto in altri termini, circa 500 fuoriuscite in 3 anni. Una lettura che lascia intendere la sovra dotazione organica dell’ospedale rispetto ai livelli di produttività.
De Leonardis: “Operatori socio sanitari si ritrovano tagliati fuori dalle stabilizzazioni, è un fatto grave”
La “rottura” definitiva si sarebbe consumata con la decisione del management di non stabilizzare il personale impiegato in corsia durante la pandemia Covid, che ha colpito duramente l’ospedale privato con uno dei primi focolai in Puglia. Sulla questione è intervenuta la politica, con diversi interventi soprattutto nel centrodestra regionale. Tra gli ultimi il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Giannicola De Leonardis, che ha dichiarato: “Non bastano una pacca sulla spalla, o peggio illusioni, per rendere giustizia a coloro i quali, con spirito di sacrificio e abnegazione, hanno lavorato duramente, mettendo a rischio la loro stessa incolumità, nelle drammatiche fasi dell’emergenza Covid. Quanto accaduto a una parte degli operatori socio sanitari impegnati a Casa Sollievo della Sofferenza, che oggi si ritrovano tagliati fuori dalle stabilizzazioni, è un fatto grave e su cui bisogna rimediare immediatamente”.
Poi ha aggiunto: “A fronte di promesse di stabilizzazione, 25 Oss si sono trovati ad affrontare una preselezione mentre altri 4 sono stati assorbiti in tempi rapidi dall’Ospedale di San Giovanni. Fatto in controtendenza rispetto a quanto posto in essere, ad esempio, dalla Asl di Foggia e dal Policlinico Riuniti che hanno proceduto alle stabilizzazioni di chi ha lavorato in ambito Covid. Una vicenda per la quale sarebbe quanto mai opportuno che il direttore generale e il presidente di Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, Gino Gumirato e monsignor Moscone, forniscano spiegazioni e si adoperino per rimediare a questa vicenda che, a pochi giorni dal Natale, getta nello sconforto questa platea di lavoratori e le loro famiglie”.
“Clientele” e poca trasparenza
L’arrivo del manager veneto a San Giovanni attirò l’attenzione della giornalista Milena Gabanelli, che dedicò una puntata di “Data room” a “Padre Pio: debiti e clientele dell’ospedale del Vaticano”. Oltre alla voragine in bilancio (100 milioni di esposizione solo verso i fornitori), venne analizzato il rapporto tra il numero dei posti letto (867) e i dipendenti (circa 2700). E quello della “trasparenza”, principio cardine invocato da Papa Francesco nel pieno dello scandalo sulla gestione dei fondi della Segreteria. Ecco, non dovrebbe essere questo un tema rilevante per un ospedale che sta ricevendo soldi pubblici extra tetto per salvarsi? Nella gestione “ordinaria” Casa Sollievo riceve dalla Regione Puglia 200 milioni di euro, a fronte di 230 milioni di ricavi.
A Bari sono state assegnate risorse aggiuntive rispetto al tetto di spesa per il recupero delle liste d’attesa: circa 19 milioni per i tre enti ecclesiastici, Miulli, Panico e Casa Sollievo, di cui circa 10 sono andati all’ospedale di San Pio. Ebbene, nonostante le proteste della politica, non sono stati diffusi i risultati di queste attività. Non solo. Se si guarda alla gestione dei concorsi per i medici, ci si rende conto che l’unico ospedale dei tre a non pubblicare sul Burp (Bollettino ufficiale della Regione) è Casa Sollievo. Certo, non c’è uno specifico obbligo di legge, ma davvero si può pensare di continuare a ragionare da privato puro quando si assorbono tutte queste risorse pubbliche? Anche sul bilancio, per esempio, non sembra esserci tanta chiarezza. Basti pensare che non viene mai inviato alla Regione, così come confermatoci dal direttore del dipartimento, Vito Montanaro. Certo, l’ente pubblico non può ripianare il debito così come avviene per le strutture di sua proprietà, ma potrà comprendere se – e come – sta funzionando il bazooka fortemente voluto da Michele Emiliano? Del resto, doveva essere uno dei cardini dell’accordo sottoscritto dal governatore Michele Emiliano e dal cardinale Parolin nel 2021 a Roma. Ma dei risultati del monitoraggio della cabina di regina nessuno ha saputo più nulla.