Questa volta, Padre Franco Moscone, arcivescovo del Gargano, va oltre le solite frasi di circostanza e i ringraziamenti. Nella serata clou della festa patronale di Manfredonia dedicata alla Madonna di Siponto, il presule ha ricordato i drammi dell’immigrazione e del caporalato che da sempre interessano la pianura foggiana, e in particolare il “ghetto” di Borgo Mezzanone, dove in condizioni insopportabili vivono circa 1500 migranti, occupati nell’agricoltura e in piccoli altri lavori.
“Le loro condizioni di vita, al limite dell’umano, sono una autentica vergogna che deve riguardare tutti, non solo la Parrocchia locale e le Caritas, che offrono un soccorso nell’immediato cercando di offrire migliorie e un po’ di dignità a quanti hanno trovato ‘casa’ sulla pista. Con scadenze ravvicinante vediamo morire di stenti, miseria e mancanza di sicurezza troppe persone. Serve per i fratelli e sorelle migranti un piano serio di accoglienza, che permetta loro di usufruire di case sicure”.
Poi il ricordo dei due fratellini Stefan e Daniel di 6 e 7 anni, di nazionalità romena, annegati in una vasca per l’irrigazione nei campi di Fonterosa. “È un dramma tremendo legato alle condizioni che segnano l’immigrazione (non solo quella che chiamiamo ‘clandestina’, ma anche quella che sembra ammantarsi di legalità). Di fronte a una tragedia di questo tipo, come ho detto durante l’omelia dei funerali, dobbiamo domandarci e scuoterci il petto. Una mentalità da Erode, in tempo di globalizzazione, infetta la nostra economia e legislazione. Diventa sempre più necessaria la presa di coscienza responsabile dell’opinione pubblica e l’impegno concreto delle istituzioni civili per trovare vie di soluzione agli enormi problemi delle zone periferiche della grande pianura del Tavoliere, ove ormai con scadenze ravvicinate vediamo morire di stenti, miseria, mancata custodia di minori e mancanza di sicurezza troppe persone, addirittura dei bambini! Mi domando: parte dei fondi del Pnrr non potrebbero essere indirizzati per intervenire sulle strutture presenti sul Tavoliere rendendole degni luoghi di abitazione e lavoro? Oltre a migliorare situazioni sociali di miseria, ridarebbero dignità e vita al territorio foggiano, recuperando un patrimonio edilizio, datato nel tempo, ma parte del paesaggio ed a servizio della nostra fiorente economia agricola. E su questo dramma, di Stefan e Daniel, lasciatemi dire anche questa sera, che si è trattato di una autentica sconfitta della nostra società: come era brutta la cattedrale di Manfredonia mezza vuota ai funerali dei due piccoli. La città deve imparare anche a piangere”.
L’arcivescovo ha poi affrontato i temi dell’ambiente e della legalità. “È dovere ovunque ed in particolare nella nostra provincia saper coniugare il binomio ‘sostenibilità economica’ – ‘sostenibilità ambientale’ per arrivare alla ‘sostenibilità sociale’. Esiste ciò che chiamerei obiettivo del ‘prezzo minimo’ per i prodotti agricoli ed ittici. Serve ad evitarne sia lo spreco dei prodotti che l’abbattimento dei costi tagliando solo sul salario del personale impiegato. Va programmata sapientemente la produzione per non essere dipendenti dalla ‘Grande distribuzione organizzata’, che porta gli imprenditori ad avere sempre più prezzi del prodotto in ribasso. Serve una politica che aiuti a puntare sull’economia del M.A.S.: mare, agricoltura, servizi alla persona; tre settori in cui il nostro territorio può presentarsi all’avanguardia. Ricordiamoci che l’Agricoltura sana e professionale è ‘presidio’ dell’Ambiente, come la Pesca sana e responsabile è ‘presidio’ del Mare. Solo una sana Agricoltura e una Pesca responsabile possono essere ‘presidio’ e sviluppo-volano dell’imprenditoria turistica di cui il Gargano è ormai da decenni regione con vocazione e missione riconosciuta a livello internazionale. Perché la legalità eserciti la sua forza positiva e di autentico volano di sviluppo socio-economico e di costruzione della cultura del bene comune, vanno sconfitti il commercio della droga e il facile uso delle armi. Nel Gargano c’è troppa droga e sostanze tossiche che condizionano le relazioni e impongono poteri marci e condizionanti il territorio, inquinandolo di omertà e malavita organizzata. Circolano troppe armi in provincia di Foggia; ricordo la sparatoria dell’anno scorso proprio al termine della processione, i tentati omicidi a San Giovanni Rotondo e a Cagnano, il recente omicidio a Mattinata; i numerosi gesti di intimidazione con l’uso del fuoco o bombe carta un po’ ovunque. Ripeto, ci sono troppe armi sul nostro territorio che lo trasformano in un far west senza set cinematografico. La violenza come strumento per controllare le relazioni e decidere scelte che fanno capo alla strategia della paura favorendo pochi a scapito di tutti. Le istituzioni, civili ed ecclesiali – specie nei confronti dei più deboli e bisognosi – sono chiamate a verificare regolarmente la coerenza tra le loro finalità e le loro azioni, tra ciò che propongono e ciò che attuano. Solo ora posso dirvi buona festa a tutti”.