Via agli abbattimenti a Siponto. Il Sesto Settore Urbanistica e Sviluppo Sostenibile Servizio Vigilanza e Abusivismo Edilizio del Comune di Manfredonia ha fatto partire alcune “demolizioni d’ufficio” nel noto villaggio turistico a due chilometri dalla città del golfo. Come è noto, Siponto è stata per anni aggredita dall’abusivismo e da una marea di villette fuorilegge, costruite o ampliate in spregio ad ogni vincolo paesaggistico e culturale.
Negli ordini di abbattimento si legge di “opere eseguite in assenza di permesso di costruire su suoli di proprietà dello Stato o di enti pubblici su aree assoggettate da leggi statali, regionali o assoggetate a vincolo di inedificabilità”. Le ruspe sono pronte per recarsi presso il podere numero 15, al foglio 40 particella 957, dove è presente un manufatto di dimensioni di 16,00 per 10,75 metri.
Sarà demolito, inoltre, il manufatto di un’altra persona, realizzato “in blocchetti cementizi, poggiante su basamento in cemento di altezza 60 cm circa di dimensioni di mq. 7,15 x mt. 6,40 x h interna di mt. 2,70 circa; l’opera è stata realizzata su un’area di circa mq. 1500 recintata con blocchetti cementizi alti 60 cm circa con sovrastanti ringhiera in ferro”.
Il caso Lombardi e la villa del sindaco
La questione dell’abusivismo finì nella relazione di scioglimento per mafia del Comune di Manfredonia nel 2019. A Siponto, inoltre, in alcune abitazioni risiedevano appartenenti a noti clan mafiosi del Gargano. Ad esempio Matteo Lombardi, 53enne boss del clan Lombardi-Scirpoli-Raduano, venne arrestato dai carabinieri proprio mentre si trovava nella sua dimora abusiva.
Tra le malefatte del capomafia, i commissari scrissero anche della “invasione di terreni o edifici, inosservanza dei provvedimenti dell’autorità, distruzione o deturpazione di bellezze naturali, distruzione o deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto, anno 2017. Agli atti della Polizia Locale nulla risulta circa eventuali contestazioni per abuso edilizio”.
Stando sempre all’analisi della Commissione d’accesso agli atti, “l’abitazione abusiva dei familiari di Matteo Lombardi” sarebbe “sfuggita al controllo del territorio che avrebbe dovuto essere operato dal Comune. Che, tuttavia, non è ignaro della presenza dei Lombardi presso la zona del Polder, poiché in data 15 ottobre 2009 al suo nucleo familiare veniva concessa la residenza nell’immobile abusivo“. Il boss, come detto, venne tratto in arresto proprio mentre si trovava all’interno di quell’abitazione ed oggi è in carcere con una condanna all’ergastolo per omicidio.
I commissari ritennero “francamente allarmante la circostanza per cui, tra i tanti abusi formalmente denunciati, ma di fatto tollerati dal Comune, proprio in questo caso nessuna documentazione (eccezion fatta per quella dell’Anagrafe) risulti agli atti dell’Ente. Eppure, la ‘villetta’ di Lombardi sorge sul viale dei Pini, in posizione piuttosto evidente. L’immobile si trova su una delle strade principali del ‘Polder’ e si contraddistingue, tra l’altro, per la presenza di un vistoso sistema di videosorveglianza”.

Su viale dei Pini c’è anche la villetta abusiva del sindaco di Manfredonia, Gianni Rotice di cui l’Immediato si è ampiamente occupato nelle scorse settimane, ma sulla quale, al momento, il Comune non avrebbe attivato alcun tipo di provvedimento di demolizione. La struttura, un tempo del Consorzio di Bonifica, ereditabile solo da consorziati o loro parenti, si trova stranamente nella disponibilità del sindaco che chiese persino la legittimazione nel 2018 inviando una missiva alla Regione Puglia. Ma un’opera abusiva non è “sanabile”, tantomeno dall’ente regionale che non è un organo deputato per questo genere di interventi. A confermare l’abusivismo ci pensò, anni fa, il dirigente comunale Antonicelli che ricordò anche la presenza di una diffida a demolire mai eseguita.
Nel frattempo, dopo il sopralluogo della Polizia Locale che non avrebbe portato a nulla, d’altronde la Polizia Locale è sotto le dipendenze del Comune di Manfredonia e quindi, in un certo qual modo, del sindaco stesso, anche il prefetto di Foggia, Maurizio Valiante si è mosso interessando la Procura della Repubblica di Foggia guidata da Ludovico Vaccaro. Vedremo se le istituzioni decideranno di intervenire per riportare legalità in una terra martoriata dalla malavita.
Anche perché, forse, da parte degli organi comunali competenti c’è timore a prendere decisioni scomode, soprattutto quando riguardano “professionisti dell’antimafia” come Rotice che già in campagna elettorale sbandierava il tema della legalità (per gli altri).
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