Sono i pentiti i grandi protagonisti degli ultimi processi contro la mafia foggiana e del Gargano. Nelle scorse ore si è tenuta un’altra importante udienza di “Omnia Nostra”, maxi procedimento penale a carico del clan Lombardi-Scirpoli-Raduano, attivo a Manfredonia, Macchia, Mattinata e Vieste.
Si è sottoposto al controesame del pool difensivo, il collaboratore di giustizia Danilo Pietro Della Malva detto “U’ Meticcio”, un tempo fedelissimo del boss viestano Marco Raduano alias “Pallone”, tuttora latitante. Il processo in questione si sta svolgendo a Foggia con rito ordinario davanti al Collegio Minieri, altri imputati sono invece a giudizio davanti al gup di Bari con rito abbreviato.
Accordi e omicidi
Il pentito, in videoconferenza da una località protetta, ha ricordato l’omicidio di Omar Trotta, ucciso nell’estate 2017 nella sua bruschetteria di Vieste. Della Malva ha spiegato che il clan voleva inizialmente eliminare Piergiorgio Quitadamo, ma poi decise di virare su Trotta per vendicare la morte di Gianpiero Vescera, parente di Raduano.
Ha inoltre raccontato degli accordi sorti dopo la morte di Angelo “Cintaridd” Notarangelo, storico boss di Vieste ammazzato nel 2015. Stando a Della Malva, l’allora clan Notarangelo, ormai spazzato via da Raduano&co, avrebbe avuto il solo controllo del territorio di Vieste e non sarebbe mai stato legato né ai montanari Li Bergolis né ai manfredoniani Lombardi. Della Malva ha anche confessato di aver avuto buoni rapporti con Enzo Miucci alias “U’ Criatur”, reggente dei montanari, almeno fino a quando non si è riacceso l’acredine con i Lombardi-Scirpoli-Raduano di cui il pentito faceva parte.
Il collaboratore di giustizia si è inoltre autoaccusato di alcuni omicidi (sui quali c’è il segreto istruttorio) e ha chiarito che l’assassinio dell’operaio Marino Solitro fu anch’esso un omicidio di mafia. Solitro detto “Marinuccio” venne ucciso il 29 aprile 2015 in località “Molinelle” a Vieste.
Estorsioni alle barche e rapine
Durante il lungo controesame, Della Malva ha affrontato la questione estorsioni affermando che il clan le metteva in atto anche ai danni delle barche dirette da Vieste alle Isole Tremiti. In seguito ha parlato di una somma corrisposta a Francesco “Natale” Notarangelo come “fetta della torta” da destinare al gruppo di Mattinata. Non si è invece mai parlato di cassa comune ma di soldi che, di volta in volta, sarebbero stati spartiti come “controprestazione”. Raduano, ad esempio, si sarebbe avvicinato ai manfredoniani e ai mattinatesi per determinati e precisi interessi come ad esempio la vendetta per l’omicidio Vescera.
Della Malva si è poi soffermato sul 40enne boss mattinatese Francesco Scirpoli alias “Il lungo” che, almeno fino a qualche anno fa, sarebbe stato “il referente per le rapine”. Ha anche confermato di aver preso parte con lui ed altre persone al tentato assalto al portavalori “Ivri” tra Mattinata e Vieste (operazione “Ariete” per cui c’è un processo in corso).
“Scirpoli ‘mi cazziava’ (mi rimproverava, ndr) se mi interessavo a fatti di sangue e omicidi. Mi redarguì anche quando partecipai al tentato omicidio di Girolamo Perna“, ha ricordato. Infine, si è trattata la questione della latitanza di Della Malva in una masseria di Mattinata. Durante quel periodo – ha ammesso – avrebbe avuto un contatto telefonico con Scirpoli mentre in un’altra occasione “Il lungo” gli avrebbe fatto visita.
Gli è stato chiesto perché non avesse indicato altre persone presenti nella masseria. Della Malva, infatti, ha fatto soltanto i nomi di Scirpoli e Notarangelo e non di altri fotografati più volte dai Cacciatori mentre andavano a rifocillarlo. Incalzato attraverso la relazione di perquisizione che indicava le persone presenti ha poi confermato che determinati soggetti gli passavano cibo e bevande. Per la difesa è singolare che il testimone non si sia ricordato di queste persone, mentre ha subito fatto il nome di Scirpoli che sarebbe andato una sola volta a trovarlo e senza che ci sia traccia di questo episodio.
Prossima udienza a metà luglio quando sarà sentito un altro collaboratore di giustizia, Andrea Quitadamo detto “Baffino junior”. (In foto, un’immagine tratta dal blitz “Omnia Nostra”; a sinistra, Della Malva; a destra, tre dei principali imputati, Matteo Lombardi, Francesco Scirpoli e Francesco Notarangelo; sotto, una veduta delle Isole Tremiti)
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