
Ricorso in Cassazione del Ministero dell’Interno contro Erminia Roberto, ex vicesindaca e assessora nella giunta foggiana guidata da Franco Landella. Dopo l’incandidabilità disposta in primo grado, Roberto venne riabilitata dalla Corte d’Appello di Bari contrariamente ad alcuni suoi ex colleghi dell’amministrazione.
I giudici baresi rigettarono i ricorsi di Franco Landella, Leonardo Iaccarino, Consalvo Di Pasqua, Dario Iacovangelo, Liliana Iadarola e Bruno Longo. Il solo Antonio Capotosto non impugnò la decisione.
Venne invece accolta l’istanza di Erminia Roberto che dopo la sentenza parlò di “calvario finito”. Ma nelle scorse ore, il Ministero dell’Interno, rappresentato dall’Avvocatura dello Stato, ha presentato ricorso per Cassazione insistendo sulla incandidabilità anche per l’ex vicesindaca.
La vicenda spinosa è quella riguardante Leonardo Francavilla, “già sorvegliato speciale di P.S. – si legge nel ricorso -, pregiudicato per vari reati in materia di sostanze stupefacenti, rapina ed estorsione ed appartenente all’omonima famiglia, reggente della batteria Sinesi-Francavilla, essendo il cugino dei germani Francavilla Giuseppe e Ciro, esponenti di primo piano della batteria omonima. L’esposto è accompagnato da una fotografia che riprende i due, la Roberto ed il Francavilla, intenti a parlare. Ora, è emerso che Francavilla Leonardo è tra i destinatari di un contributo pari a 250 euro, concesso con il provvedimento dirigenziale n. 46152 del 16.04.2019 e che, all’epoca dei fatti, il consigliere Roberto ricopriva l’incarico di assessore con delega alle politiche sociali. L’erogazione dei contributi economici è stata oggetto di indagine da parte della Procura della Repubblica di Foggia, a carico di Roberto per le ipotesi di reato di tentativo di concussione e falso in atto pubblico, definito con decreto di archiviazione del gip di Foggia in data 20.05.2020″.
“Ad ogni modo – si legge ancora -, dalla lettura degli atti di indagine, confluiti nel procedimento penale suddetto, emerge che l’assessore Roberto avrebbe consegnato ‘pro manibus’ il denaro contante a tutti i beneficiari ‘estraendoli dal cassetto della propria scrivania’. È anche emerso che la Roberto si era, successivamente, premurata di contattare tutti i beneficiari del sussidio economico perché ‘riferissero fatti e circostanze in suo favore’, accompagnando la consegna del danaro con la contestuale consegna di materiale elettorale“.
Un altro episodio è stato messo in risalto da “un ulteriore esposto anonimo del 16.12.2019 – al quale risultava allegata una registrazione audio, riportata su cd-rom – con cui veniva segnalato che, il 29 novembre 2019, nell’edificio comunale, mentre stava per avere inizio la riunione della IV Commissione Consiliare del Comune di Foggia, Francavilla chiedeva insistentemente di parlare con Roberto, componente della Commissione. La registrazione ha permesso di evidenziare un rapporto di pregressa conoscenza tra Erminia Roberto e Leonardo Francavilla, avvalorata dai toni confidenziali, e, soprattutto, dalla consapevolezza del consigliere di interloquire con un soggetto legato agli ambienti della criminalità mafiosa. Nell’animata conversazione, il Francavilla – che si dichiara espressamente appartenente alla ‘malavita’ – minacciava apertamente la Roberto di rivelare l’attività svolta, su impulso di quest’ultima, per procacciare voti all’attuale amministrazione, facendo riferimento alla concessione di benefici economici di competenza dell’assessorato retto dalla Roberto o alla ‘sistemazione’ della consorte del Francavilla in un supermercato. Da tale conversazione è emerso che il Francavilla si era concretamente adoperato, su richiesta della Roberto, per sostenere Landella in occasione dell’ultima campagna elettorale (‘Votiamo Landella’; ‘se noi siamo mafiosi, senza offesa, la mafia è politica, poi veniamo noi’). Non risulta che la consigliera abbia reagito alle minacce, facendo allontanare il Francavilla o allertando le forze dell’ordine, né tantomeno che il sindaco sia intervenuto per allontanare il soggetto in questione. Ciò posto, ritiene il collegio di dover ravvisare, nel caso in esame, collegamenti indiretti del consigliere comunale con la criminalità organizzata, essendo emersa la sua ‘pericolosa’ vicinanza ad esponenti di spicco della criminalità organizzata”.
Per il Ministero “è evidente che il tenore della conversazione, non contestata dalla Roberto, va ben al di là delle finalità istituzionali dalla medesima ricoperte, ed anzi si pone in netto contrasto con le stesse, lasciando trasparire un accordo politico in virtù del quale il Francavilla si sarebbe reso disponibile a procacciare voti in favore dell’ex sindaco in cambio di favori economici, per sé e per la propria famiglia, favori che evidentemente dovevano essere somministrati proprio dalla Roberto, nella propria veste istituzionale di assessore alle politiche sociali. In questo passaggio si coglie pienamente il divario incolmabile che sussiste tra l’essere ed il dover essere di un ruolo istituzionale”.
E ancora: “Il ‘dover essere’ di un protagonista delle istituzioni cittadine, avrebbe imposto alla Roberto – senza tentennamento alcuno – di non trascinarsi oltre in discussioni improprie, e peraltro accese, con il Francavilla, soggetto i cui legami con la locale criminalità organizzata le erano pienamente noti, peraltro in prossimità dell’inizio di una Commissione Consiliare, lasciando trasparire una pericolosa permeabilità dell’amministrazione alle pretese di noti soggetti pregiudicati. L’atteggiamento pervicace ed aggressivo del Francavilla è stato di una gravità tale che qualunque uomo delle istituzioni non avrebbe potuto e dovuto consentire allo stesso ed ai suoi sodali di andare oltre, denunciando immediatamente quanto accaduto al sindaco in primis ed all’autorità giudiziaria immediatamente dopo, previa adozione di tutte quelle misure atte ad impedire a soggetti di tale spessore criminale di avere qualunque forma di accesso al Palazzo di Città ed alle politiche cittadine. Nulla di tutto ciò è, tuttavia, mai accaduto”.
Per il Ministero, “ai fini dell’adozione della misura dell’incandidabilità è sufficiente delineare un quadro indiziario di condotte plausibilmente frutto di condizionamento mafioso. Non sono parimenti necessarie le prove dell’intenzione degli amministratori di assecondare interessi criminali”. E ancora: “Il quadro di elementi indiziari consente senza ombra di dubbio di rilevare l’asservimento del munus pubblico a logiche clientelari, non scevre da particolari attenzioni per soggetti contigui alla criminalità mafiosa, che si sono evidenziate in una innaturale ingerenza di un organo di indirizzo politico amministrativo in poteri riservati agli organi di gestione e nello stravolgimento dei segmenti procedimentali relativi alle concessioni di contributi”. (In foto, Erminia Roberto; a destra, Landella, Capotosto e Iaccarino; sotto, Iadarola, Iacovangelo, Di Pasqua e Longo)
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