Abusiva anche la villetta del sindaco di Manfredonia, Gianni Rotice. Dopo lo scandalo che ha travolto la sua assessora Lucia Trigiani, sorpresa da Rete 4 in una casa abusiva di Siponto, spunta un manufatto fuorilegge riconducibile allo stesso primo cittadino.
Infatti, nel 2018 Rotice inviò una missiva al dirigente del settore “Urbanistica ed Edilizia” del Comune di Manfredonia con in oggetto la dicitura: “Bando per la legittimazione delle occupazioni di demanio”. In buona sostanza, Rotice chiese di legittimare i terreni e i manufatti presenti sulle particelle del Comune identificate come “Podere numero 20 delle Paludi Sipontine“. “Stato occupatori numero 3“.
Si tratta di manufatti edilizi situati in una zona molto chiacchierata di Siponto, già oggetto di analisi da parte della commissione d’accesso agli atti che nel 2019 sciolse per mafia il Consiglio comunale di Manfredonia inserendo tra le motivazioni anche i numerosi casi di abusivismo nel noto villaggio a due chilometri dalla città.

La famiglia Rotice, sempre stando alla missiva inviata al dirigente comunale, entrò in possesso di quelle particelle e di tutti i manufatti edilizi esistenti in quel tratto di Siponto nel lontano 1980 e non avrebbe mai modificato e/o realizzato nuove costruzioni “tanto da non aver mai ricevuto verbali di violazione edilizia da nessun ente preposto alla vigilanza urbanistica del territorio”.
Ma come è facile immaginare, la richiesta inoltrata dall’attuale sindaco non ebbe riscontri per via dei vincoli paesaggistici e culturali che insistono in quella area. L’unica soluzione, infatti, sarebbe l’abbattimento, non certo la “legittimazione”.

“La Legge Regionale 7/1998 – si legge in uno stralcio della convenzione tra Comune di Manfredonia e Consorzio di Bonifica – prevede che, mentre alla Giunta Regionale è demandato il compito di approvare un progetto predisposto da apposito perito istruttore demaniale, il Comune è responsabile del processo di affrancazione dei terreni. Ebbene, è evidente come gli unici soggetti a favore dei quali, potenzialmente, il Comune potrebbe trasferire i terreni del proprio demanio sono gli assegnatari eventualmente ancora viventi, nonché i loro eredi legittimi, delle primitive assegnazioni operate dal Consorzio di Bonifica nel lontano 1938. In nessun caso si potrebbe operare in favore di soggetti che, costruendo in assenza di qualsivoglia autorizzazione e per giunta in area pubblica vincolata, hanno compiuto una grave usurpazione di suolo pubblico“.
Dopo il caso di Lucia Trigiani, costretta a dare le dimissioni da assessora ai Lavori Pubblici per essere stata sorpresa in una villetta abusiva dalla trasmissione di Rete 4 “Fuori dal Coro”, è quindi la volta del sindaco in persona che, ricordiamolo, è anche un noto e storico costruttore edile della città, professione ingegnere. Ma come fa un sindaco a demolire gli abusi, se è lui stesso a compiere un abuso di circa 700 metri quadrati? Rotice dovrebbe demolire piuttosto che chiedere l’assegnazione (che non potrà mai avere). Il dirigente comunale sarà mai in grado di emettere un’ordinanza di demolizione a carico del suo sindaco? Forse in qualche film di fantascienza. La questione, però, potrebbe provocare una reazione del prefetto di Foggia, Maurizio Valiante che in questi mesi si è mostrato molto sensibile al tema degli abusi edilizi. Proprio a Manfredonia, infatti, è già intervenuto con azioni mirate. Lo farà ancora?
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