Sono decine le richieste di intervento da parte di utenti-consumatori che apprendono la notizia che la direzione della Asl di Foggia procederà a breve alla chiusura del laboratorio di analisi presso la ex Inam a piazza della Libertà. Pare che il laboratorio di analisi sarà, per decisione della Regione Puglia, declassato a semplice centro prelievi, ciò ovviamente comporterà che le analisi non saranno più eseguite sul posto ma altrove.
“È proprio questo il punto che ci lascia attoniti – tuona il presidente di Adiconsum Foggia Giovanni d’Elia – il fatto che le analisi saranno eseguite altrove comporta a nostro avviso gravi conseguenze sulla qualità del servizio, nonché ritardi nella consegna dei referti. Stiamo parlando di un laboratorio di analisi che copre una popolazione di oltre 160.000 abitanti e dove vengono eseguiti centinaia di migliaia di analisi ogni anno. È appena il caso di precisare che per il laboratorio in argomento sono stati effettuati notevoli investimenti tecnologici rendendolo all’avanguardia, inoltre ci avevano assicurato che era in itinere la realizzazione di un grande laboratorio analisi a vantaggio di tutte le strutture pubbliche sia ASL che per il policlinico. Da ultimo e non per ultimo, abbiamo il sentore che anche questo pezzo importante della sanità, venga svenduto alla sanità privata. Abbiamo richiesto un incontro con la direzione generale della ASL al fine di approfondire, chiarire e risolvere tale questione che sta creando confusione, ansia e disappunto tra gli utenti-consumatori”.
“La cosiddetta riconversione, che tradotto significa la chiusura, dei laboratori analisi in provincia di Foggia che diventeranno semplici punti di prelievo sul territorio, è l’ennesimo danno prodotto dalla fallimentare gestione della sanità da parte di Emiliano con la complicità dell’assessore Palese e del direttore generale Nigri. Perché, al momento, pare che in altre province pugliesi non si starebbe procedendo nella stessa direzione”. Lo afferma il vicepresidente del Consiglio regionale pugliese, Giannicola De Leonardis (Fdi), che spiega: “Se, da un lato, i laboratori resteranno aperti solo nelle strutture ospedaliere, dall’altro i tecnici di laboratorio attualmente in servizio nei punti prelievo dei vari centri della provincia, saranno trasferiti tra gli ospedali di Foggia, Cerignola e San Severo. L’ennesima beffa posta in essere dal presidente Emiliano, dimostrazione della totale incapacità di uscire da un piano di rientro in cui siamo da ormai troppo anni. Il tutto in grave danno dei pazienti, che prima potevano contare su tempi ragionevoli per ottenere i responsi delle analisi e che adesso saranno beffati e costretti ad attendere un autentico tour delle provette in giro per la provincia”.
“L’applicazione della Delibera della Regione Puglia n. 985 del 2017 comincia a far sentire tutte le sue conseguenze negative e crediamo che gli elementi critici e negativi del riordino ospedaliero ricadano sugli utenti. Il declassamento dei laboratori territoriali della Asl di San Marco in Lamis, Foggia, Vico del Gargano, Vieste e Torremaggiore non è affatto una buona notizia, anzi”. Lo evidenzia Marcello Perulli, segretario generale della Cisl FP di Foggia.
“Attese, pericoli e disagi per i cittadini della provincia di Foggia non mancheranno. I pazienti, pur effettuando il prelievo al Centro Prelievi, per quello che resterà attivo, non riceveranno l’assistenza in tempo reale e quindi, inevitabilmente, si dirigeranno presso strutture private. Ma non basta. Alcuni esami non potranno più essere effettuati in quanto non potranno essere effettuati test che necessitano di tempi brevi. Ci piacerebbe sapere – sottolinea Marcello Perulli – il rapporto costi benefici, atteso che il personale sarà distribuito altrove ma comunque retribuito, e che dovrà essere predisposto un servizio massivo e sicuro per il trasporto di tutto il sangue prelevato che non sarà più analizzato nei laboratori attualmente esistenti. In più, giova ricordare che, anche in caso di spostamento dell’utenza presso il privato, le prestazioni dovranno comunque essere pagate dai budget regionali. Rispetto alla Delibera del 2017 che riorganizzava il servizio in oggetto, si contano numeri attuali, ovvero oltre 500mila test, che sono decisamente superiori rispetto ai numeri che all’epoca dettarono scelte e provvedimenti. Quello che, in modo ancora più particolare, vogliamo sottolineare è la totale assenza di coinvolgimento delle Organizzazioni Sindacali, nonostante il CCNL Sanità preveda proprio l’informativa e il confronto su tali materie e che, non più tardi del 2 maggio scorso, è stato siglato un protocollo politico tra le OO.SS. Confederali e di Categoria e la Regione Puglia teso proprio ad operare scelte condivise, anche sul livello territoriale. Scelte in grado di riqualificare e rimodulare l’offerta delle prestazioni sanitarie. Continuano, invece, a piovere dall’alto notizie di tagli, chiusure e riorganizzazione dei servizi sempre disposti in via unilaterale senza una approfondita analisi sulle ricadute per utenza e sui reali rapporti costi benefici di tali scelte”.