Condanne definitive per la droga tra Gargano, Foggia e Pescara. La Cassazione, nell’ambito del processo “Ultimo Avamposto”, dal nome del blitz di aprile 2019, ha confermato gli 8 anni di galera per spaccio al foggiano Luciano De Filippo, definito dall’accusa “vicino alla batteria Sinesi-Francavilla”. La Suprema Corte ha quindi sposato in pieno la decisione presa in secondo grado dalla Corte d’Appello di Bari, contrariamente al primo grado quando i giudici inflissero a De Filippo ben 18 anni considerando anche l’accusa, poi caduta, di traffico di droga.
7 anni, un mese e 10 giorni è invece la pena per il viestano Claudio Iannoli detto “Cellin” e per il manfredoniano Gaetano Renegaldo. I tre furono gli unici, su un totale di sette condannati in Appello, a presentare ricorso in Cassazione.
L’inchiesta, inizialmente improntata su una possibile “joint venture” della cocaina tra Vieste, Manfredonia e Foggia ha perso quota nel corso delle varie fasi processuali. In Appello, infatti, è stato escluso il più grave reato di traffico di droga.

Tra le persone coinvolte spicca Iannoli, già condannato ad oltre 14 anni per il tentato omicidio di Marco Raduano, boss di Vieste, oggi latitante, rivale nella guerra di mafia di pochi anni fa nella città del “Pizzomunno”. Per l’agguato al capoclan venne condannato anche Giovanni Iannoli alias “Smigol”, cugino di “Cellin”.
In “Ultimo Avamposto” anche un pentito, il 46enne foggiano Alessandro Mastrorazio, condannato in secondo grado a 3 anni e 8 mesi per spaccio di stupefacenti. L’uomo decise di collaborare con la giustizia proprio nelle settimane successive al blitz.
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