“Questo è mio fratello Paolo. È morto ieri mattina in carcere a soli 29 anni in circostanze molto misteriose”. Lo scrive Zakaria Harfachi, fratello di Osama Paolo (in foto) trovato senza vita in una cella del penitenziario di Foggia. La famiglia vuole vederci chiaro sulle cause del decesso.
“Dopo 5 giorni dal suo arresto sentiva molti dolori – scrive Zakaria sui social -. Le ultime cose che mi aveva detto erano che la polizia lo aveva picchiato. Il carcere non ci ha informato di niente, né all’arresto, né alla morte. Chiedo giustizia, verità. Chiunque entri in carcere ha il diritto di vivere. Arriverò a Strasburgo se sarà necessario. Stanno intervenendo parecchie associazioni perché i fatti non sono chiari. Ci sono molti punti interrogativi. Condividete il più possibile, aiutatemi a trovare i responsabili. Fino al mio ultimo giorno di vita farò tutto quello che devo fare. Aiutatemi, vi prego, vi scongiuro, voglio solo giustizia”.
Arika Mouhib e Iakbir Harfachi, rispettivamente madre e padre di Osama Paolo, foggiano di origini marocchine, arrestato il 13 ottobre per una rapina e morto il 18 in carcere, hanno evidenziato che il figlio “non aveva alcun problema di salute”. A quanto si apprende, da una prima ispezione sul cadavere, il 30enne sarebbe morto per arresto cardiaco, ma i familiari affermano di “aver ricevuto, il giorno successivo all’arresto del giovane alcuni messaggi da un altro detenuto”. Quest’ultimo avrebbe inviato gli sms una volta uscito dal carcere dicendo che, poco prima di essere liberato, avrebbe incontrato il 30enne. E avrebbe riferito ai genitori di Osama di averlo visto “tutto spezzato” (molto sofferente). I genitori, sulla base di quanto riferito dal detenuto negli sms, temono che il figlio “possa essere stato picchiato”.
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