“La squadra mobile della Questura di Foggia ha dato esecuzione ad ordinanza di custodia cautelare in carcere, in ordine al reato di tentato omicidio, emessa dall’Ufficio Gip del Tribunale di Foggia, su richiesta della locale Procura, a carico di un giovane sulla base di gravi indizi di colpevolezza (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa)”. Attraverso una nota divulgata questa mattina, la Polizia di Stato ha ricostruito la vicenda della sparatoria al Luna Park di Manfredonia.
“L’attività investigativa avviata prontamente dalla mobile, diretta e coordinata dalla locale Procura della Repubblica – si legge ancora nel comunicato della Questura di Foggia -, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti di un 24enne (Michele Vairo, ndr) presumibilmente autore del reato. I fatti risalgono al giorno 1 settembre a Manfredonia, nei pressi delle giostre installate in occasione della festa della Madonna di Siponto, quando il 24 enne avrebbe esploso più colpi con un’arma da fuoco clandestina del tipo mitraglietta all’indirizzo di un uomo di 46 anni (Giovanni La Torre, ndr), attingendolo alla gamba sinistra con quattro colpi calibro 7,65″.
La polizia evidenzia che “l’attività espletata ha permesso di ipotizzare il possibile movente dell’episodio delittuoso in un alterco di natura sentimentale, passato alle vie di fatto tra il 24enne ed il figlio dell’uomo ferito. Sembrerebbe che quest’ultimo sia stato coinvolto cercando di difendere il figlio. Va precisato che la posizione della persona coinvolta nelle predette operazioni di polizia è al vaglio dell’autorità giudiziaria e che la stessa non può essere considerata colpevole sino alla eventuale pronunzia di una sentenza di condanna definitiva”.
I precedenti dei due “rivali”
I due protagonisti della vicenda sono entrambi noti agli investigatori. La Torre, detto “il figlio di Costanzo”, macchiaiolo, ovvero originario della frazione “Macchia” di Monte Sant’Angelo, venne arrestato nel 2017 insieme a Giuseppe Impagnatiello detto “Zuridd” e a Mario Scarabino alias “Lo zio” quest’ultimo ben noto all’antimafia per una lunga serie di reati. Scarabino fu coinvolto anche nella maxi operazione “Iscaro-Saburo” contro la mafia garganica ed è zio materno di Pasquale Ricucci detto “Fic secc” il boss del clan Lombardi-Ricucci-La Torre ucciso l’11 novembre 2019 proprio davanti alla sua abitazione di Macchia. Scarabino e Impagnatiello figurano anche tra i rinviati a giudizio di “Omnia Nostra”, blitz del dicembre scorso contro il clan in questione, egemone tra Manfredonia, Macchia e Mattinata, con diramazioni a Vieste grazie all’alleanza con il clan Raduano.
La Torre, Impagnatiello e Scarabino furono fermati dai carabinieri nel 2017 accusati di aver messo in atto una sorta di “spedizione punitiva” ai danni di un giovane di Mattinata che il giorno dopo avrebbe testimoniato contro il mattinatese Andrea Quitadamo detto “Baffino junior”, all’epoca elemento di rilievo del gruppo Lombardi-Ricucci-La Torre, oggi collaboratore di giustizia.
Vairo, invece, fu arrestato nel 2018 con l’accusa di appartenere ad una gang di 20enni che ripuliva le abitazioni degli anziani. Con Vairo venne beccato anche Tommaso Tomaiuolo, 26 anni, ritenuto dagli inquirenti vicinissimo ad Enzo Miucci detto “U’ Criatur”, reggente del clan dei montanari Li Bergolis-Miucci-Lombardone, rivale storico dei Lombardi. Vairo e Tomaiuolo, insieme ad altra persona, vennero inoltre accusati a vario titolo, sempre nel 2018, dei reati di detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo, ricettazione, favoreggiamento reale e personale. (In foto le forze dell’ordine al Luna Park; nel riquadro la vittima a terra e una foto segnaletica di Vairo di qualche anno fa)
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