Una lunghissima vicenda amministrativa arriva fino alla gestione della commissione straordinaria del Comune di Foggia sciolto per mafia sotto forma di un debito fuori bilancio pari a 713.060,78 euro in favore del Fallimento General Costruzioni s.r.l., la vecchia azienda fallita della famiglia Brescia, più 29mila euro in favore dell’avvocata Antonia Nigro e altri 10mila euro per l’avvocato Luigi Barbato.
L’impresa non avendo ottenuto esito positivo le azioni di recupero del credito nei confronti dell’assessore Longo, ha proposto ricorso al Tribunale di Foggia ex art. 702/bis c.p.c. nei confronti del Comune di Foggia chiedendo la condanna di quest’ultimo al pagamento in favore della ricorrente della somma di 553.871,81 euro che in una successiva sentenza sono lievitati a 713mila euro.
Ma andiamo con ordine. Correva l’anno 2001, amministrazione Agostinacchio, assessorato ai Lavori Pubblici dell’alleantino Bruno Longo, a dirigere la tecnostruttura e l’Ufficio tecnico l’ingegner Fernando Biagini.
Circa quaranta famiglie vengono alloggiate nelle palazzine di Borgo Mezzanone, non raggiunte dalla fogna, i cui allacci competono al Comune di Manfredonia. Per emergenza sanitaria gli uffici ricorrono alla somma urgenza, con fatture della General Costruzioni che si accumulano fino 150 milioni di vecchie lire per lavori di spurgo e trasporto dei liquami dagli appartamenti e dai garage dal gennaio 2001 al settembre dell’anno successivo. All’economato però il dirigente Carlo Dicesare si rifiuta subito di liquidare le spettanze presentate dall’azienda. Da qui il contenzioso durato 20 anni e finito con la sentenza della Corte d’Appello di Bari del febbraio 2022.
“Non firmai mai nulla, ero un assessore, la competenza era del dirigente e degli uffici, il geometra d’allora è pure deceduto. Si abusò con le somme urgenze, ma non era un mio volere. In 5 anni di assessorato feci solo 100 milioni di somme urgenze. La ditta tentò citò il Comune e anche me. Per un errore del dirigente all’avvocatura Mimmo Dragonetti non mi è mai arrivata la notifica e sono stato condannato in contumacia. Ma cosa potevo mai dare all’impresa?”, si difende Bruno Longo.
La sua mancata solvibilità costa al Comune ora 713mila euro, ma l’ex assessore e consigliere comunale obietta qualsiasi suo coinvolgimento nella vicenda. “Quella impresa non era stata selezionata da me, né io ho mai fatto queste cose, non essendo questo il compito di un politico e di un amministratore. Al contrario, chi aveva rapporti con Brescia era il dirigente Biagini, che io ho sempre contestato in ogni sede pubblica e anche in assessorato”.