La benzina costa sempre di più. Nonostante lo sconto nazionale garantito per altri giorni (ma rinnovabile ulteriormente) dal provvedimento del governo Draghi, i prezzi medi dell’ultima settimana hanno superato i 2 euro. Compreso il gasolio (self). L’ultimo allarme riguarda i costi della raffinazione, in aumento vertiginoso a livello globale. E non è detto che sia finita: lo sostiene la federazione dei gestori degli impianti di carburanti, i quali avvertono che il prezzo alla pompa potrebbe sfondare il tetto dei 2,5 euro entro l’estate se non venisse rinnovato il forte sconto.
La federazione denuncia che “in poco più di 70 giorni, oltre la metà del taglio delle accise” su benzina e gasolio “decretato dal governo è stato letteralmente bruciato”. E, nel definire la “situazione del tutto fuori controllo”, invita a “decretare il ritorno, almeno per l’emergenza, al prezzo amministrato dei carburanti, come in altri Paesi europei, Germania compresa, si sta ragionando”.
Va ricercata nei maggiori costi della raffinazione la ragione per cui la benzina ha superato i 2 euro al litro, mentre durante la “crisi” di 14 anni fa, era il 2008, quando il prezzo medio del barile era agli stessi livelli di questi giorni, la benzina era arrivata al massimo a 1,4 euro al litro. Una bella differenza comunque rispetto a oggi, se si pensa che senza l’intervento del governo sulle accise la benzina costerebbe ora 2,4 euro.