Si chiama Aleurodide degli agrumi (Dialeurodes citri) ed è un insetto di origine asiatica che sta attaccando aranci e limoni del Gargano. Copre le foglie, tronco e rami e una fuliggine nera che provoca defogliazione e morte della pianta. Gli agrumicoltori di Rodi, Vico e Ischitella la paragonano alla xylella degli ulivi. Noi oggi siamo stati a Rodi Garganico, nell’oasi agrumaria del Gargano dove abbiamo incontrato il vice presidente del Consorzio agrumario e responsabile di zona di Confagricoltura Foggia, Michele Ricucci.
“È un parassita feroce che sta distruggendo aranci e limoni della nostra oasi. Non riusciamo a contrastarlo in maniera biologica, e in alcune aziende dove è possibile stiamo ricorrendo a trattamenti chimici. Sono due anni che combattiamo contro quella che potrebbe davvero diventare la xylella degli agrumi con conseguenze devastanti per la nostra economia. Solo nella mia azienda – aggiunge Ricucci – ci sono ormai 5 ettari di aranci e limoni non produttivi, e qui da noi non sono pochi con una perdita in termini economici abbastanza alta. Un danno significativo”. Gli agrumicoltori del Consorzio hanno chiesto aiuto alle autorità competenti. “Questa è una emergenza vera e propria che non può più essere sottovalutata. Ce ne stiamo occupando come Confagricoltura e nello stesso tempo ci aspettiamo l’intervento della Regione Puglia che dovrebbe dichiarare lo stato di emergenza”.
IL PARCO DEL GARGANO CHIEDE INCONTRO URGENTE
Di seguito la nota stampa del Parco: L’Ente Parco Nazionale del Gargano chiede alla Regione Puglia un incontro urgente sull’emergenza fitosanitaria che sta mettendo in ginocchio l’oasi agrumaria del Gargano. Nel corso di un sopralluogo, svolto dall’Ufficio fitosanitario regionale della sede di Foggia, opportunamente attivato, e partecipato dall’Ente parco nazionale del Gargano, è stato accertato che l’area è diffusamente infestata da aleurocanthus spiniferus (organismo da quarantena). Si tratta di fitofago che può compromettere l’esistenza dei giardini agrumari contenuti nell’intera oasi entro breve tempo. Il fenomeno è stato osservato in tutti gli agrumeti visitati durante il sopralluogo con intensità e stati differenti dalle quote altimetriche più alte sino al livello del mare.
L’Oasi agrumaria si estende per circa 800 ettari tra i comuni di Rodi, Ischitella e Vico del Gargano. Essa è l’unico esempio di agrumeto nell’intera fascia adriatica e, oltre ad essere un tassello della produzione economica garganica, rappresenta un patrimonio storico e culturale unico nel suo genere.
L’Ente parco nazionale del Gargano evidenzia la necessità di intervenire con ogni mezzo a disposizione, come già fatto in altre aree della Puglia interessate da attacchi dello stesso fitofago.
Tra le soluzioni da mettere in atto, come emerso dalla relazione dell’Ufficio fitosanitario regionale sede di Foggia, vi è la pratica dell’abbruciamento delle potature e di ogni altro residuo colturale associato agli agrumeti.
Si rende anche necessario predisporre idonei strumenti finanziari atti a favorire la lotta al fitofago e a ripristinare la coltivazione in tutti quegli appezzamenti in cui l’azione dello stesso ha già compromesso la raccolta e gli impianti.
“La problematica – ha dichiarato il presidente Pazienza – si associa a quella dei parassiti che colpiscono l’olivicoltura. Vaste aree soffrono significativi attacchi di parassiti che rischiano di compromettere, non soltanto una importante quota dell’economia locale, ma anche un elemento paesaggistico che caratterizza significativamente il nostro territorio”.
Il divieto di abbruciamento dei residui vegetali derivanti da lavorazioni agricole, e in particolare dalla potatura degli olivi, rappresenta una forte criticità che interessa molte comunità e operatori agricoli nell’area del Parco nazionale del Gargano.
Tale divieto, imposto dalla vigente normativa regionale nelle Aree Naturali protette e nei Siti Natura 2000, causa danni alle colture e alle produzioni a causa di patogeni e fitofagi che rendono sempre più evidenti i fenomeni di disseccamento delle chiome degli ulivi.
Già qualche tempo fa, l’Ente parco nazionale del Gargano ha chiesto ad esperti ricercatori Dipartimento di Scienze Agrarie, degli Alimenti e dell’Ambiente dell’Università di Foggia e ai tecnici dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della provincia di Foggia di relazionare sul tema per individuare le soluzioni in campo più appropriate.
Il documento restituito e già trasmesso agli uffici Regionali poco più di un anno fa, evidenzia come la bruciatura dei residui di potatura rappresenti l’unico vero metodo di lotta agronomica effettivamente valido per contrastare il fenomeno dei patogeni che infestano le ramaglie.
È bene ricordare inoltre l’impossibilità di eseguire operazioni di trinciatura nei terreni non accessibili dai mezzi meccanici, ovvero nella maggior parte dei casi delle aree collinari a sud del Gargano, dove gli oliveti interessano superfici a pendenza elevata.
L’Ente Parco ha più volte chiesto che sia concesso l’abbruciamento dei residui di potatura nell’area protetta per assicurare l’esercizio dell’unica pratica agronomica effettivamente capace di contrastare la diffusione di fitofagi e di pianificare strategie alternative a lungo termine.
“L’Ente Parco – ha spiegato il presidente Pazienza – ha dato la propria disponibilità alla pianificazione di strategie sul tema della gestione delle biomasse residuate da lavorazioni agricole e forestali in una logica di policy mix: consentendo l’abbruciamento in quei siti situati nelle zone impervie e, quindi, poco accessibili e l’asportazione per quei siti che, essendo in piano, o caratterizzati da pendenze meccanicamente praticabili, consentono la raccolta del frascame e la sua destinazione a forme di valorizzazione energetica microscalata”.
L’Ente Parco chiede dunque un incontro urgente alla Regione Puglia finalizzato ad affrontare l’emergenza fitosanitaria negli agrumeti e a creare riflessioni utili a promuovere una modifica della normativa vigente, oltre a validi inputs operativi per il nuovo PSR.
Seguici anche su Instagram – Clicca qui