I tentacoli del clan Moccia nell’Alta Velocità. Spunta anche questo nelle quasi 2mila pagine dell’ordinanza cautelare che ha sgominato il gruppo camorristico di Afragola. Grossi interessi su vari settori, incluso il mondo dei trasporti. I boss si servivano di imprenditori compiacenti, le classiche teste di legno, per chiudere affari milionari. Gli inquirenti parlano di un “sistema occulto utilizzato per investire negli appalti di RFI S.p.A.: procedure di partecipazione e di assegnazione dei lavori e imprenditori di riferimento”.
Gli accertamenti relativi al coinvolgimento del clan Moccia in una delle più importanti opere infrastrutturali degli ultimi anni, costruita peraltro proprio nella roccaforte del clan, hanno consentito di individuare numerose società, a vario titolo risultate beneficiarie di contratti di appalto o subappalto, riconducibili a “soggetti legati a doppio filo alla famiglia Moccia”. Tra questi appalti, la realizzazione della Stazione AV di Afragola e i lavori sulla linea ferroviaria Napoli-Foggia, controllati – stando alle carte dell’inchiesta – da una società riconducibile a Giovanni Esposito detto “O’ Studente”. Sul conto di Esposito – tra le persone coinvolte nel blitz di pochi giorni fa – gli inquirenti scrivono: “Sebbene formalmente semplice dipendente della Kam Costruzioni srl di proprietà dei figli, in realtà è il reale dominus dell’azienda, gestendo personalmente i rapporti con i funzionari di R.F.I. spa Unità Territoriale di Napoli Nord Est sede di Caserta, sia con altri imprenditori del settore, sia con la famiglia Moccia, a cui forniva in più occasioni precise rendicontazioni in ordine agli investimenti, come emerso con chiarezza dalle conversazioni ambientali all’interno degli uffici della Kam nel pomeriggio del 25 maggio 2018 tra Esposito e Gennaro Moccia“.
A parere degli inquirenti, “Esposito è, indubbiamente, imprenditore di riferimento del clan Moccia, nel senso che a lui il clan si rivolge per effettuare importanti operazioni di riciclaggio di cospicue somme di denaro, ed Esposito, dal canto suo, grazie alle somme messe a disposizione dal clan, riusciva ad aggiudicarsi una serie di lavori in pubblici appalti aumentando a dismisura le proprie disponibilità economiche”. Ed infatti “la Kam Costruzioni – si legge – risulta titolare di un contratto per un valore complessivo di 2.800.000 euro, relativo alla realizzazione di rampe, cavalcavia e opere di completamento della linea ferroviaria Napoli-Foggia“.
Il clan avrebbe tratto “enormi profitti” attraverso gli appalti pubblici indetti da Rfi, azienda del tutto ignara di avere a che fare con pezzi da novanta della camorra. “Secondo la ricostruzione dell’Ufficio di Procura, l’indagine ha consentito di accertare che i Moccia sono a pieno titolo coinvolti in alcune A.T.I., o comunque titolari di quote di partecipazione al capitale di singole A.T.I. attraverso soggetti interposti, assumendo di fatto il ruolo di investitori occulti nei singoli lotti di lavori attraverso le aziende che formalmente costituivano i raggruppamenti. Il sistema ipotizzato è che i Moccia, avendo a disposizione ingenti capitali, sostenevano le spese di gestione generali previste dall’articolo 32 co. 4 DPR 207/2010 (Regolamento di esecuzione e attuazione del d.lgs 163 del 12.04.2006), in modo che le aziende, così finanziate in maniera occulta, non necessitano, se non in maniera marginale, di ricorrere a finanziamenti bancari, e quindi contabilizzare i relativi interessi passivi tra i costi sostenuti. Tale situazione – proseguono gli inquirenti -, pone le aziende beneficiarie in una posizione di netto vantaggio rispetto alla concorrenza soprattutto se si considera che la disponibilità di liquidità propria consente alle aziende consorziate, al netto degli accordi extra gara, di presentare un’offerta che contiene un ribasso d’asta più conveniente per la stazione appaltante, rispetto alle altre aziende e/o ATI concorrenti”.
Ed è qui che un “ruolo fondamentale, sempre secondo la ricostruzione accusatoria, viene svolto proprio da Giovanni Esposito il quale costituisce il principale referente della famiglia afragolese, custode dei capitali investiti dai Moccia e collettore dei guadagni destinati ai medesimi sulla base dei capitali investiti. Inoltre, la disponibilità di capitali consente alle aziende di ammortizzare i tempi tecnici entro i quali la stazione appaltante liquida i singoli lavori”.
Giovanni Esposito, come detto, è ritenuto vicinissimo al gruppo criminale afragolese, in particolare al “padrino” Angelo Moccia, uno dei tre fratelli a capo del clan. Esposito era tra gli invitati al matrimonio della figlia del camorrista e insieme al boss e alle rispettive mogli si recò in vacanza a Dubai soggiornando nella suite di un hotel 5 stelle. Una “bella vita” documentata dalle carte dell’inchiesta che ha smantellato, forse per sempre, gli affari milionari del clan. (In alto, Angelo Moccia al matrimonio della figlia)