Riflettori sulla stampa pugliese. Il quotidiano “Domani” dell’editore De Benedetti prosegue l’inchiesta “Silenzio Stampa”, focalizzata sul giornalismo locale e sulle difficoltà del settore in realtà difficili come quelle del Sud Italia. Titolo dell’articolo: “Sull’informazione in Puglia l’ombra dell’Ilva e della mafia”. Gaetano De Monte e Nello Trocchia hanno raccontato la nostra regione partendo da Foggia “dove la società foggiana – si legge -, mafia spietata e crudele, piazza bombe davanti ai locali e ai negozi terrorizzando la città”. De Monte e Trocchia sottolineano che “sono pochi quelli che continuano a raccontare quello che accade”. E citano la nostra testata: “Tra quei pochi c’è Francesco Pesante che, insieme a un collega, ha messo in piedi un sito che si chiama l’Immediato. Quest’anno compirà otto anni. Otto anni a raccontare malefatte, illeciti, politici corrotti, ma soprattutto i poteri criminali e chi garantisce la loro sopravvivenza. Per capire il rapporto tra editoria, politica e informazione in Puglia bisogna partire da qui. Da questa realtà che si occupa di denunciare e informare e che è diventata un riferimento anche per i colleghi americani della Cnn, oltreché per quelli delle principali testate nazionali. Sul sito c’è una sezione dedicata alla mafia foggiana, ignorata per anni, ma in grado di mettere sotto scacco la città e la provincia. Lavoro da cronisti che, in questa zona d’Italia, è diventato un’eccezione. ‘Quando siamo solo noi a scrivere certe notizie siamo più esposti a ritorsioni. Ma non ci lamentiamo e andiamo avanti’, dice Pesante che, sempre più spesso, si trova costretto a difendersi da cause civili, querele per diffamazione e minacce via web. Anche le compagnie assicurative, dopo accurata analisi del rapporto costi benefici, hanno rifiutato la richiesta di una copertura. Il rischio di cause civili è troppo alto”.
Ma c’è anche chi fallisce. “Domani” analizza il caso de l’Attacco, quotidiano cartaceo foggiano. “Esiste ancora e si occupa di attualità e cronaca nera, ma la vecchia società che lo editava è fallita. Alcuni giornalisti si sono ritrovati in una situazione paradossale. A distanza di anni hanno ricevuto delle cartelle esattoriali per alcuni processi persi, dove erano difesi da legali d’ufficio e non avevano la tutela del giornale. L’Agenzia delle entrate gli ha richiesto i soldi delle imposte di registro, delle spese processuali e delle ammende comminate. In alcuni casi una cartella può arrivare anche a tremila euro. E i cronisti si trovano a chiedere la rateizzazione mentre la società, che risponde in solido, è ormai irraggiungibile perché fallita“.
Le parole del direttore Piero Paciello: “Ci può essere sfuggito qualcosa o qualcuno, ma noi abbiamo sempre garantito una tutela legale. Sulle cartelle esattoriali assumo l’impegno di occuparmene e valutando i singoli casi di dare un contributo economico”. “Paciello – evidenziano i giornalisti di “Domani” – era legale rappresentante della società fallita. Oggi tra i soci della nuova società c’è suo padre. ‘Quel fallimento è un dolore, ma sono saltati i finanziamenti pubblici, sono saltati gli inserzionisti ed è finita così. Oggi facciamo un prodotto innovativo e proviamo anche con pubblicità nazionali a raccontare il territorio senza condizionamenti’, garantisce”.
Infine, c’è chi molla. “Domani” ricorda la vicenda del garganico Gennaro Tedesco “che ha preferito fare un passo indietro. Voleva raccontare la malavita che detta legge sul Gargano. Ci ha provato per anni. Ha lavorato per varie testate guadagnando 600 euro al mese. Una cifra – si legge ancora – che non ti permette certo di vivere. E la gloria, da sola, non sfama”. Tedesco “continua a scrivere, ma per lo più vive grazie alle consulenze. ‘Sono nati nuovi giornali in questi mesi, ma pagano come quelli vecchi: dieci euro a pezzo, di giornalismo puro non si campa e ti fai male come è successo a me’. “A Tedesco la malavita ha bruciato due volte la macchina”, ricorda il giornale. “Devo dirti la verità, dopo quei fatti mi sono ridimensionato perché mi hanno intimidito, ho un sito dove continuo a scrivere, ma non si può morire di mestiere”.
“Dopo gli incendi – si legge ancora – il giornalista è stato circondato da affetto e solidarietà, ma poi tutto è tornato a essere sempre uguale, dallo stipendio all’isolamento. Alla fine le intimidazioni hanno avuto l’effetto sperato neutralizzando una voce libera”.
Il focus prosegue con il ritorno in edicola de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, la nascita de “L’Edicola del Sud” e con un approfondimento sulla situazione nelle altre province pugliesi. Attenzione particolare all’Ilva e al peso che avrebbe sull’informazione locale. >>> L’Articolo sul sito di “Domani”