“Continua la guerra ai tumori. Dopo la mammella ora si passa al colon. Abbiamo presentato una proposta di legge per ampliare la classe d’età dello screening, passando da 50-69 a 45-75, per prescrivere l’invito a tutti e superare estensioni medie sotto il 50 per cento, pena la decadenza dei DG delle Asl, e per introdurre gratuitamente i test genetici e la sorveglianza clinico-strumentale per forme tumorali eredo-familiari. Efficienza e modernità per prevenire e cambiare in guarigione il corso naturale del tumore, con un metodo di durezza amministrativa che dovrebbe essere condiviso da tutti, perché il tumore al colon è la terza causa di morte nella graduatoria del terrore. Dobbiamo insomma ragionare utilizzando un metodo di lavoro che, partendo dalle esigenze di salute del cittadino, si preoccupi di adattare e migliorare il sistema di erogazione, piuttosto che il contrario, cioè il solito prendersi carico preventivo dei problemi del sistema di erogazione (come se fossero inesorabili e perciò irrisolvibili) e su questi ri-tarare le esigenze di salute del cittadino”.
Lo comunica il presidente della Commissione regionale bilancio e programmazione Fabiano Amati, promotore e primo firmatario della proposta di legge “Tumore al colon-retto. Misure per il potenziamento dello screening di popolazione e consulenza oncogenetica”. La proposta di legge è stata sottoscritta dai consiglieri Mauro Vizzino, Filippo Caracciolo, Vincenzo Di Gregorio, Francesco Paolicelli, Lucia Parchitelli, Donato Pentassuglia, Michele Mazzarano, Ruggiero Mennea, Donato Metallo, Maurizio Bruno e Loredana Capone.
“Il tumore colorettale rappresenta nei paesi occidentali la terza causa di neoplasia e la seconda/terza causa di morte per cancro sia nei maschi che nelle femmine. L’individuazione di lesioni precancerose rappresenta un elemento di una favorevole diagnosi precoce. Allo stato si dispone di diverse modalità di screening, sia strumentali (Colonscopia, TC-colografia, Sigmoidoscopia flessibile) che di laboratorio (test di rilevazione di sangue occulto nelle feci – FOBT). Come per qualsiasi programma di screening è importante individuare dei parametri della entità di rischio nella popolazione. Tale individuazione considera la centralità del medico di medicina generale ed è importante nella possibile individuazione di una classe di rischio personalizzata (Medicina di Precisione).
Le fasce di rischio riguardano: a) Popolazione a rischio generale (sino al 70% dei casi di Cancro colorettale); b) Popolazione con storia familiare (sino al 25% dei casi di Cancro colorettale); c) Popolazione ad alto rischio (sino al 10% dei casi di Cancro colorettale).
I fattori di rischio sono: a) Non medici: fumo, obesità, dieta (eccessivo consumo di alcool, di carne rossa; basso consumo di frutta/vegetali; consumo di fibre; consumo di calcio), inattività fisica; b) Medici: anamnesi familiare (forme familiari/ereditarie), malattia infiammatoria cronica intestinale, diabete tipo 2, esposizione radioterapica dell’addome (altre neoplasie). Con la proposta di legge s’intende potenziare il programma di screening attualmente vigente, meglio definendo le responsabilità in caso di mancato rispetto degli obiettivi, poiché tali inadempienze rappresentano un rilevante fattore di perdita di vite umane e di riduzione dell’efficacia dei programmi di screening.
Allo stato il programma di screening primario, consistente dell’individuazione di sangue occulto nelle feci, è riservato alla popolazione di età compresa tra 50 e 69 anni. Studi recenti, tuttavia, consigliano di anticipare il test alle classi d’età da 45 anni e sino a 75 anni. La proposta di legge individua, quindi, il ricorso al test primario dell’individuazione del sangue occulto nelle feci, per la popolazione compresa nelle classi d’età 45-75. Ogni paziente a partire dalla età di 45 anni sarà invitato a sottoporsi al Programma di Screening per l’individuazione del sangue occulto nelle feci ogni due anni. Gli inviti devono essere inoltrati a tutta la popolazione bersaglio, pena la decadenza del direttore generale della ASL”.